Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Larita (Isabel Jeans), una ragazza inglese, dopo un matrimonio conclusosi con un divorzio, incontra all'estero John (Robert Irvine), al quale nasconde il suo passato e ben presto finisce per sposarsi di nuovo e tornare in Inghilterra: la famiglia del giovane però indagherà sulla donna e il suo segreto verrà a galla.
Nonostante i nobili natali - la pièce di Noel Coward da cui è tratta - 'Easy Virtue', da noi 'Fragile virtù' o 'Virtù facile', è un film alquanto dimenticabile e, difatti, lo stesso Hitch lo definì il più brutto soggetto che scrisse e nel libro-intervista con Truffaut non gli vengono dedicate nient'altro che poche righe.
A mio avviso, la trama è piuttosto banale e tirata per le lunghe e viene messa in scena in maniera statica con soltanto due scene che vanno menzionate: quella in apertura quando, nel tribunale un giudice alza la testa e, in soggettiva, guarda in maniera offuscata le due parti in causa e, finalmente, sistemandosi il monocolo, vede con chiarezza; penso che qui l'autore volesse suggerire con ironia una certa 'miopia' del potere giudiziario, che sovente prende delle cantonate, come nel caso del film.
L'altra, la migliore in assoluto, ha come protagonista una centralinista che origlia la conversazione tra Larita e John e dalle espressioni del suo volto, prima incerto poi gioioso, capiamo che il dialogo è andato a buon fine.
Complessivamente un'opera lenta e sbagliata, di gran lunga inferiore alla frizzante versione che Stephan Elliott - da noi intitolata 'Un matrimonio all'inglese' - ha anch'egli tratto dal testo di Coward nel 2009.
Voto: 5 (v.o.)
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta