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Ember. Il mistero della città di luce

Regia di Gil Kenan vedi scheda film

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La recensione su Ember. Il mistero della città di luce

di riverworld
7 stelle

Tratto dall'omonimo romanzo, primo di una serie di quattro - scritti di Jeanne DuPrau, questo film di Gil Kenan mantiene quanto promesso, ovvero un'avventura destinata principalmente ad un pubblico giovane, ma ambientata in un mondo post-apocalittico, ovviamente generato dagli adulti e dalla loro distruttività, dove il tempo ha cancellato la memoria di cosa e come fosse la vita al di fuori di quella, che per una piccola comunità umana è l'unica realtà conosciuta, ovvero la città di Ember.

 


Saranno due ragazzini e la loro voglia di risposte i grimaldelli per uscire da questo empasse sociale nel quale gli abitanti sono caduti, anche se, nella bicentenaria storia della città, qualcuno prima di loro li ha preceduti nel cercare risposte e spiegazioni ai tanti misteri e gettare luce sulla loro esistenza.


Il film ha un'ambientazione sovraccarica di colori, di oggetti, labirinti e marchingegni (ma la cosa non guasta affatto) come quella a cui ci ha abituati Jean-Pierre Jeunet in alcune delle sue opere cinematografiche più sincere, in particolare "La città perduta", una delle icone cinematografiche dello Steampunk.


I rimandi ad alcune opere letterarie seminali nella fantascienza sono fortissimi, a cominciare da "Universo" (o "Orfani del cielo" di Robert Heinlein , ma in particolare a "Universo senza Luce" (conosciuto anche come "Percezione infinita") di Daniel Francis Galouye.


La sensazione che Jeanne DuPrau abbia attinto al bellissimo romanzo di Galouye è forte, perchè seppure con le dovute differenze, in entrambi questi loro due mondi chiusi, sia luce e buio sia il "mostro" radioattivo hanno ruoli primari -  determinanti nel libro di Galouye, dove divegono addirittura concetti astratti e filosofici, e comunque molto pressanti nel film.

 

Ma nel film di Kenan l'avventura la fa da padrona, e la parte finale, volta a trovare risposte e un'uscita da Ember, è tutta giocata su ritmi vertiginosi e situazioni anche esagerate, e forse, cinematograficamente in parte rimandabili al finale di "La fuga di Logan" (altra città-mondo isolata da tutto e tutti) di Michael Anderson.

 

La presenza di attori come Bill Murray e Tim Robbins è un arricchimento del film, ma resta quasi commovente la presenza nel cast di Martin Landau, che chiaramente, per gli appassionati di fantascienza è e resterà sempre il comandante John Koenig della serie TV "Spazio 1999".

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