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Una ragazza a rimorchio

Regia di Jacqueline Audry vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Una ragazza a rimorchio

di hupp2000
8 stelle

Agathe, deliziosa diciottenne belga, non ne può più delle sue vacanze sulla piovosa costa del Mare del Nord. Decide quindi di passare la frontiera e di raggiungere la Costa Azzurra in autostop. Lungo l’attraversamento dell’ “Hexagone”, incontrerà automobilisti di ogni risma, giovani e vecchi, persone agiate e semplici lavoratori, qualcuno onesto e gentile, altri molto meno affidabili. Passerà per Parigi, Valence, Aix-en-Provence e, giunta a destinazione, s’innamorerà di un modesto rappresentante di commercio, trasferito proprio in quel giorno nel Nord della Francia. Agathe si ritrova alla casella di partenza. La trama è decisamente esile, la regia di routine e l’intera vicenda appare poco credibile. Ciò nonostante, il film di Jacqueline Audry (regista praticamente sconosciuta) è assai godibile per chi voglia lasciarsi trasportare lungo le strade della Francia dei primi anni ’60, passando per paesi e città d’altri tempi, con il loro corollario di personaggi gradevolmente caratteristici, i bistrots di sempre, le spiagge e le automobili diventate oggi oggetto di culto. Le vecchie “routes départementales” (le nostre “statali”) erano quanto di più pittoresco e insicuro si potesse immaginare: interminabili file di platani ai lati, segnaletica orizzontale approssimativa, guida a dir poco spericolata e comunque affidata ai riflessi e alla fantasia dei conducenti. Viaggiare in autostop nel 1961 non era ancora di moda come avverrà verso la fine del decennio. Che a cimentarvisi sia poi una bellissima diciottenne sola e senza difese non è molto plausibile, ma lo si dimentica facilmente di fronte alla carrellata di attori che via via la accompagnano. E’ questo l’aspetto più divertente del film. Come non trovarsi a proprio agio se a concedere passaggi più o meno disinteressati si avvicendano i più bei nomi del cinema francese dell’epoca? Bernard Blier, Lino Ventura, Pierre Brasseur, Gilbert Bécaud, Francis Blanche, Jean-Claude Brialy, Daniel Gélin, Darry Cowl, Robert Hossein, Pierre Mondy, François Perier, Claude Rich... Tutte piccole ma grandiose partecipazioni di pochi minuti intorno ad una protagonista (Agathe Aems) che, dopo questa esperienza, non reciterà mai più. Secondo me, avrebbe avuto diritto ad una vera carriera. Misteri della Storia del Cinema. In uno dei siparietti del film, si rivedono insieme, ad oltre vent’anni dal capolavoro di Marcel Carné “Alba tragica” (1939), Arletty e Bernard Blier. “Les petits matins” del titolo è una canzone magnificamente interpretata da Charles Aznavour nei titoli di testa e di coda. L’intero film si segue ondeggiando tra nostalgia e curiosità documentaristica. Leggero, ma tutto da scoprire. Titolo italiano imbecille.

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