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Troppo azzurro

Regia di Filippo Barbagallo vedi scheda film

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La recensione su Troppo azzurro

di barabbovich
6 stelle

Dario (Barbagallo) è un venticinquenne romano che vive con i genitori e vorrebbe passare l'estate in città per finire di preparare la tesi di laurea. Occhialuto, dinoccolato e impacciatissimo, al pronto soccorso conosce Caterina (Benvenuti), con la quale ingaggia la sua prima relazione amorosa. Quando questa sta per partire per Rimini, lui sparisce per poi fidanzarsi, poco più tardi, con Lara (Gatti), la ragazza di cui è invaghito da tempo. Ma anche con Lara ripete lo stesso meccanismo di fuga e i consigli di Sandro (Pacitto), l'amico di sempre, non sono sufficienti per evitare l'ennesimo autosabotaggio.
Scritto, diretto e interpretato da Filippo Barbagallo (figlio del produttore Angelo, che però non produce…), Troppo azzurro è un coming of age che ha il passo gentile e delicato delle opere di Gianni Di Gregorio, non a caso qui nelle vesti di supervisore artistico. Non esente da qualche morettismo della prima ora, il film è il ritratto stralunato di un esponente della generazione Z, l'espressione delle sue paure, dell'incapacità di prendersi responsabilità anche se non soprattutto a causa della presenza eccessiva di quei genitori elicottero (Mastandrea e una ritrovata Valeria Milillo) che sono la vera iattura per un'intera schiatta di figli. Peccato che questa opera prima, al di là di qualche carineria e di una costante vena malincomica, non riesca a dire qualcosa di più e sembra procedere col freno a mano tirato, finendo con fondere il motore del racconto proprio come accade alla macchina del protagonista.
Cameo per il gestore del cinema Eden di Roma.

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