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Laissez-moi

Regia di Maxime Rappaz vedi scheda film

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La recensione su Laissez-moi

di port cros
6 stelle

76° FESTIVAL DI CANNES 2023 – ACID

 

Estate 1997: una donna frequenta un albergo di montagna presso una monumentale diga idroelettrica e si fa indicare da un fidato cameriere i clienti con un profilo particolare: uomini soli con soggiorni a breve scadenza. Dopo una breve conversazione che di solito verte sulla loro città di origine, la donna propone senza pudore di salire in camera, per consumare un rapporto sessuale e non rivedersi mai più. Le città di ognuno di questi uomini, come da loro stessi descritte, divengono spunto per le false lettere del padre di suo figlio, scritte da lei stessa e con cui la donna fa credere al ragazzo, disabile mentale, di mantenere un contatto con un papà giramondo, che in realtà da molto tempo li ha abbandonati.

 

Jeanne Balibar, Thomas Sarbacher

Laissez-moi (2023): Jeanne Balibar, Thomas Sarbacher

 

Se all'inizio possiamo vedere Claudine in maniera semplicistica come una ninfomane, il film ci fa entrare pian piano nelle complessità di un’esistenza quotidiana faticosa e complessa: il lavoro ordinario come sarta a domicilio, le impegnative cure all’amato figlio non autosufficiente, per cui ritaglia dai giornali fotografie della principessa Diana, di cui il giovane handicappato è un fan adorante.

 

Il melodramma di Maxime Rappaz si fa apprezzare come ritratto femminile, sensibile e mai giudicante, di una madre di mezza età che cerca nel sesso occasionale una consolazione alla sua solitudine. Il bisogno di contatto fisico della donna sembra anche potersi aprire ad un rapporto più significativo quando un ingegnere tedesco dimostra un interesse oltre il primo incontro.

 

Merito va certamente della bravura della protagonista Jeanne Balibar, che sa trovare le giuste sfumature per rendere la sua Claudine una figura reale, pur nella bizzarria di certe situazioni, con cui il pubblico possa entrare empaticamente in connessione. Credibile anche il giovane Pierre Antoine Dubey nel ruolo del figlio disabile.

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