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Il gusto delle cose

Regia di Tràn Anh Hùng vedi scheda film

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La recensione su Il gusto delle cose

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: IL GUSTO DELLE COSE.

Finalmente nelle sale arriva Il Gusto del Cose meglio conosciuto con la nomea de “Il film scelto dalla Francia per gli Oscar al posto di Anatomia di una caduta”, dimenticandoci e mettendo in secondo piano che la Giuria di Cannes avesse comunque premiato la Regia di Tran Anh Hung capace di immergerci nella poesia che si nasconde dietro alla scelta del menù perfetto.

Altra cosa che colpisce e che potrebbe far desistere lo spettatore di andare al cinema, facendogli perdere comunque un film molto bello è il vizio tipicamente italiano di rielaborare il titolo originale in un qualcosa di più asettico e meno respingente per il pubblico.

Ma La Passion de Dodin Bouffant condensa al meglio il vero senso di tutta la storia e descrive come meglio non si può questo personaggio vulcanico, con una fisicità imponente che viene non a caso soprannominato il Napoleone della Gastronomia. Una definizione che lo altera e non poco.

Nell’arco delle quasi due ore e mezza di film veniamo catapultati in una sorta di esperienza extrasensoriale e ci domandiamo quale sia veramente la passione più forte tra quelle che dominano il mondo del passionale Dodin Bouffant, Gourmand.

Quella per il cibo visto come un qualcosa che eleva la persona ad un livello superiore oppure quello per la sua devota cuoca Eugénie che da più di 20 anni non solo condivide la cucina con un gioco di squadra perfetto dove il genio per le ricette di lui si fonde con l’arte di lei di trasformarlo in un piatto che tocca l’anima dei commensali, ma condivide anche la camera da letto che rimane più o meno aperta a seconda della volontà della bellissima e sensuale donna. Una scelta di vita e desiderio di indipendenza che Eugenie vuole tenere stretto respingendo ogni tentativo di richiesta di matrimonio del più sempre innamorato gastronomo.

Un amore talmente forte che lo costringerà a fare una cosa che non ha mai fatto per nessuna, cucinare per lei il menù perfetto per poter ottenere quel sì tanto desiderato con tanta “Passione”.

Le personalità dei due protagonisti vengono ottimamente rappresentate dal regista fin dal primo pranzo che apre il film e che viene descritto e vissuto immagine dopo immagine, alimento dopo alimento, portata dopo portata anche grazie all’alchimia che lega la classe di Juliette Binoche e il temperamento di Benoit Magimel.

L’indipendenza tanto reclamata da Eugenie viene rappresentata dalla delimitazione degli spazi che sono visti come sacri.

Al piano di sopra Dodin intrattiene e coccola i suoi commensali (rigorosamente uomini) con i quali condivide un aneddoto per ogni piatto proposto, in cucina Eugenie condivide con la servitù (rigorosamente donne) e con la giovane e dotata Pauline l’emozione del gusto, le lacrime che possono esplodere dietro un’omelette Norvegese (un dessert caldo all’esterno con un cuore di gelato all’interno simbolo dell’amore che lega Dodin ed Eugenie).

Tran Anh Hung è molto bravo e abile a trasfigurare ogni piatto come un qualcosa di sensuale e fortemente molto vicino ad un atto sessuale, raggiungendo l’apice con la Pera in Camicia che Dodin prepara appositamente per dire Ti amo ad Eugenie. Quelle pere sciroppate e poi caramellate che piano piano si trasformano nel corpo nudo di una Juliette Binoche che anche a 60 anni riesce ancora ad essere bella e femminile senza trasformarsi in volgare.

Il Gusto delle Cose è film che deve essere visto fino all’ultimo fotogramma dove il dialogo finale tra i due protagonisti nasconde il vero senso del loro amore tra una citazione di Sant’ Agostino e la differenza che esiste tra una moglie e una cuoca.

Voto 7,5

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