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Prima e dopo l'amore... un grido d'allarme

Regia di Giovanni Crisci vedi scheda film

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La recensione su Prima e dopo l'amore... un grido d'allarme

di moonlightrosso
2 stelle

Retrìvo monito sulla paura delle malattie veneree per contrastare (senza riuscirci) l'epoca della liberazione sessuale.

Delirante e retriva pseudoinchiesta commissionata da non si sa quale organismo bacchettone che vorrebbe essere una sorta di mònito reazionario sui rischi della recrudescenza dei casi di sifilide conseguenti alla liberazione sessuale vissuta negli anni coevi al girato.

Un insigne cattedratico, dopo averci erudito con dotti insegnamenti riguardo alla malattia, fa proiettare davanti a una fantomatica platea alcuni "tranchès de vie" incentrati sulle diverse modalità di contagio e sulle conseguenze fisiche e morali degli individui coinvolti (sic!). Cinque cortometraggi inframmezzati da immagini piuttosto disturbanti delle lesioni provocate dai sifilomi nei diversi stadi della malattia e soprattutto dei feti deformi partoriti da madri infette.

Il detto professorone, accanto alle nozioni scientifiche, ama intrattenere e ammonire i malcapitati spettatori, invitando a più riprese coloro che avessero avuto un sospetto di contagio a vincere pregiudizi e ingiustificati timori al fine di sottoporsi ai necessari esami, senza peraltro minimamente informare su segnalazioni e schedature previste dalle normative in materia di salute pubblica!!!

Secondo l'opinione del nostro luminare, i guai sarebbero cominciati con la famigerata "Legge Merlin" che avrebbe abolito l'obbligo di controllo sanitario delle prostitute; ciò senza tenere in minima considerazione che ai tanto decantati tempi dei casini, la sifilide (peraltro oggi curabile con adeguate terapie antibiotiche) costituiva statisticamente la principale causa di mortalità fra la popolazione sessualmente attiva.

Comunque e al di là di sterili polemiche, l'esordiente Giovanni Crisci, qui alla sua prima e fortunatamente ultima esperienza registica, avvalendosi di generici di terza fascia, tra i quali "svettano" gli ex cantanti Rosario Borelli e Valeria Mongardini (non esattamente due "ugole d'oro"), dirige con clichès del peggior numero di "Cronaca Vera" cinque minifilms che si distinguono ora per irresistibile comicità involontaria, ora per irritante moralismo veterocattolico.

Il primo episodio vede un biondino borgataro imporsi in una gara motociclistica ingaggiata con altri balordi sotto gli occhi e con il pieno sostegno di due prostitute da strada. Una delle due, dopo aver commentato con continui "...a' belli!", "...a' fenomeni!" e finezze similari, deciderà di offrirsi gratuitamente al vincitore, trasmettendogli però l'infausto batterio. Ne farà le spese anche un'ignara studentessa di buona famiglia che sarà a sua volta contaminata (erano anni in cui avere la prima esperienza con il "proletario" di turno faceva molto "in").

Nel secondo episodio, una vera delizia per gli amanti del weird, due attempati siciliani, reciprocamente vantandosi della propria fama di "tombèur des femmes", daranno vita, dietro il bancone di un bar, a un duetto tra i più involontariamente esilaranti della storia del cinema (davvero vedere per credere!!). Adocchiata e apostrofata con irripetibili epìteti in dialetto siculo, una fanciulla intenta a telefonare presso un apparecchio pubblico, il più anziano dei due riuscirà non solo ad attaccar bottone con la ragazza ma anche a recarsi alla di lei abitazione. Dopo aver rotto il ghiaccio con un bacio al fulmicotone e dopo essersi lanciato in un "tuca-tuca" farlocco (evidentemente mancavano i soldi per pagare i diritti d'autore del noto ballo della Carrà), il nostro brizzolato "dongiovanni" riceverà dalla "donna" una doppia sgraditissima sorpresa, insomma sfiga e più sfiga su cui preferisco non anticiparvi nulla (e anche qui è il caso di dire vedere per credere!!).

Il terzo episodio ci narra di una mondana affetta da sifilide e costretta ciononostante a prostituirsi dal suo protettore a suon di sberle. Si consolerà ricevendo nel finale "toccanti" parole di conforto consistenti nelle solite ipocrite ovvietà e frasi fatte utili a nulla e a nessuno. Dal proprio dermatologo (il tal Dott. Giovanni Cucca, che con aria da supereroe di "Z-movies" spudoratamente pubblicizza se stesso e il suo ambulatorio) riceverà gli immancabili "Si curi!", "Denunci il suo sfruttatore!" e soprattutto "Si rifaccia una vita!". Ciò senza dimenticare la parabola della Maddalena e l'invito ad andarsene in pace e a non peccare più riservati da Nostra Santa Madre Chiesa per il tramite d'un attempato pretacchione.

Il quarto episodio, ambientato nella sozzura di una comunità hippy dedita al consumo di marijuana e con il sottofondo di un appropriata ost "progressive-beateggiante", è senz'altro il più riuscito, anche perchè si opera una distinzione, non banale soprattutto per l'epoca, tra droghe pesanti e droghe leggere.

Si chiude con un fascinoso architetto, che dopo aver investito con la propria automobile una distratta e procace fanciulla, avrà con quest'ultima un'avventura sessuale seguita dall'immancabile "sgradita" sorpresa. Costretto a confessare l'accaduto alla giovane consorte, che, guarda caso, è pure incinta, vedrà portare a termine il lieto evento non senza patèmi e con non pochi rischi per il nascituro. Naturalmente il tutto accompagnato, secondo la logica retrivo-maschilista della pellicola, dalla piena comprensione e dal totale perdono da parte della moglie (in fondo si sa "l'omo è omo!!"). Seguiranno edificanti immagini di un ormai redento papà che si diverte con il suo pargoletto (il bambino poteva essere scelto un po' meglio!).

Si conclude così un film da riscoprire come oggetto di modernariato per comprendere a pieno una certa mentalità reazionaria che, tentando disperatamente di sopravvivere a se stessa, si opponeva in ogni modo e anche fomentando paure, a qualsivoglia forma di liberazione sessuale e di emancipazione.

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