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Il piccolo vetraio

Regia di Giorgio Capitani vedi scheda film

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La recensione su Il piccolo vetraio

di mm40
3 stelle

All’inizio dell’Ottocento due fratellini poveri sono spediti dal padre a lavorare in Francia, dal sud Italia. Ma il mestiere di vetraio, specie per due bambini gracili, è pesante e il più piccolo soccombe. L’altro riesce a salvarsi solo grazie all’intervento del padrone della vetreria.

Classe 1927, Giorgio Capitani giunge alla sua terza regia con questo prodottino a basso budget, riduzione di un romanzo di Olimpia de Gasperi (Il racconto del piccolo vetraio), formalmente comunque confezionato a dovere. Con una sceneggiatura dallo stesso regista scritta insieme a Vincenzo Gamna e a Lucio Chiavarelli, il film narra le drammatiche, a tratti tragiche vicende di un bambino povero alle prese con una vita fin troppo dura per lui: la denuncia dello sfruttamento minorile nel lavoro è però solo un argomento di contorno nella pellicola, che essenzialmente si sviluppa come uno dei tanti melodrammi in voga a quei tempi. I piccoli Georges Poujouly e Paolo Petitti fanno buona riuscita sullo schermo, a dimostrazione delle capacità di Capitani di dirigere i suoi interpreti; nel cast compaiono inoltre Massimo Serato, Antoine Balpetré, Armando Francioli, Olga Solbelli, Lianella Carell e Luigi Tosi; la voce del narratore esterno – tutta la storia è raccontata in flashback – è quella di Riccardo Cucciolla. Al termine di un’ora e mezza di lacrime e disperazione, a ogni modo, arriva il lieto fine. 3,5/10.

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