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Sentivano... uno strano, eccitante, pericoloso puzzo di

Regia di Italo Alfaro vedi scheda film

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La recensione su Sentivano... uno strano, eccitante, pericoloso puzzo di

di scapigliato
6 stelle

Marco Giusti nel suo monumentale lavoro sullo Spaghetti-Western fa sempre un poco di confusione. Ben sapendo chi è Piero Vida gli mette come personaggio il Carità di Robert Malcolm, misconosciuto attore con all’attivo solo tre pellicole tra il 1972 e il 1973. È un po’ il film dei sosia, con Malcolm che assomiglia sputato a Franco Nero, tale Jean Claudio che ricopia in tutto il modello di Sal Borgese, Pietro Scheggi che è quasi Mario Brega da giovane e così via. Una piccola produzione, anche se superiore di molte altre visto lo sfoggio di comparse e materiale scenico, che gioca sul successo dei volti noti del cinema western italiano imitandoli, oltre che cercare un nuovo successo puntando sui due elementi base del dopo-Trinità: il nome ironicamente religioso del protagonista e il taglio decisamente comico-burlesco del film. Ce lo conferma la frase di lancio che recita: “Dopo Trinità e Provvidenza un altro favoloso, straordinario personaggio in un nuovo western comico”. Personaggio e taglio comico - badate bene che non si parla più di commedia! - sono quindi imprescindibili per una certa fase produttiva dello spagowestern che solo più in là negli anni ’70 tornerà a storie gravi ed oscure per la maggior parte. Il proliferare di Provvidenza, Spirito Santo, Alleluja, Carità, Epidemia e chi più ne ha più ne metta creano un vero e proprio fenomeno all’interno del fenomeno, senza purtroppo creare un blocco critico che possa legittimare l’operazione. Per lo più sono film innocenti fatti per fare numero, indolore sia nella lavorazione spiccia che nel risultato al botteghino. Ciò che resta importante è sempre l’anima. Lo spirito artigianale e casereccio con cui questi ed altri film di altri generi venivano fatti era il marchio di fabbrica di un’italianità che non era solo linguaggio, ma vera e propria estetica. Anche nel film di Italo Alfaro scritto da Piero Regnoli - si dice che i due si alternarono alla regia - troviamo quella comicità decamerotica, avanspettacolare e farsesca tipica del prodotto popolare ruspante e grezzo, ma che è poi la comicità più primitiva che nonostante tutto colpisce il segno. Calci in mezzo alle gambe, battute fuori contesto e disgraziate tipo “Andate a farvi fottere!”, “Andiamo a Farvi Fottere!”, “Dove?”, oppure il gioco regionalista tutto italiano con un cattivo siciliano e un prete pseudo-veneto, tutto insomma fa molto pecoreccio, ma è fatto bene.

La storia vede un bandito in fuga, ovvero Bronco Kid ovvero Piero Vida, arrivare a Gila Bend e prendere il posto del vero prete del paese dopo aver rubato gli abiti religiosi ad un altro vero prete incontrato per strada. Qui arriva anche Butch Jenkis, detto Carità, bounty-killer e addirittura agente governativo per l’occasione. Occasione che fa l’uomo ladro visto che in città deve arrivare un convoglio con i soldi della ferrovia da custodire nella banca di proprietà proprio del cattivello Al Costello alias Luigi Montini in livrea “padrino” con tanto di accento siculo. Sgangherate modulazioni narrative ci portano alla fine del film senza averlo detestato, e questo è segnale che la regia, o doppia regia, è stata davvero curata. Non pochi sono infatti i movimenti di macchina inaspettati in un film di questa lega, e i dialoghi, benché a volte arrabattati alla meno peggio, non fanno una piega e filano benissimo. Forse uno dei pochissimi casi in cui una piccola produzione di serie Z riesce ad eguagliare benissimo i lavori più riusciti di un Demofilo Fidani. León Klimovski ha fatto di peggio. A loro onore vanno citati: Spartaco Conversi, Pietro Torrisi, Dante Maggio, Fernando Cerulli, Rosalba Neri, Renzo Pevarello fratello di Osiride, Gildo di Marco, Claudio Ruffini ed una azzeccatissima coppia comica che forse lancia proprio qui in questo film la coppia di messicani in siesta con il sombrero abbassato che parlano alternatamente e con indolenza oggi in voga in una nota pubblicità dissetante: Salvatore Puntillo e Gian Claudio Jabes.

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