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The Making of 'Thriller'

Regia di Jerry Kramer vedi scheda film

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La recensione su The Making of 'Thriller'

di alan smithee
7 stelle

Michael Jackson, John Landis

The Making of 'Thriller' (1983): Michael Jackson, John Landis

VENEZIA 74 - FUORI CONCORSO - EVENTO SPECIALE 

"Michael Jackson pensò a me dopo aver visto "Un lupo mannaro americano a Londra". Peccato che di tutto ciò che avevo fatto di altro (The Blues Brother, Una poltrona per due) lui non sapesse assolutamente nulla. Di certo pero' io e Michael volevamo fare in questa occasione entrambi qualcosa di più di un semplice video per il lancio della canzone dell'omonimo album".

E infatti Thriller è cinema vero e non il solito videoclip che circoscrive una canzone di pochi minuti.

I trucchi, ora, dinanzi ai nostri occhi sin troppo smaliziati da troppo digitale, appaiono ai più  almeno in parte rozzi e demode': ma sono frutto di tecnica e manodopera di alta qualità ed estro, quelli che hanno fatto la fortuna di molti horror e fantasy anni '80, portando alle stelle nomi di tecnici e make-up artists come Rambaldi e Rick Baker e spianando la strada a registi come Spielberg, Dante, Carpenter ... e lo stesso Landis.

locandina

The Making of 'Thriller' (1983): locandina

Il quale ritroviamo a dirigere e coordinare le poche ma difficoltose scene che compongono questo tuffo di 15 minuti nei luoghi comuni più deliziosi e coinvolgenti dell'epica horror più classica e da manuale "wescraveniano"(con riferimento a Scream e alla sua "didattica horror da manuale"): trovarsi circondati da un gruppo di non-morti appena fuoriusciti da un vicino cimitero, in una notte di l'una piena..... in questa occasione dopo che due giovani fidanzati sono usciti un po' scossi  (soprattutto lei) da un cinema ove si programmava un horror movie a base di lupi mannari (guarda un po' che caso??).

Landis dirige muovendosi in continuazione, mimando per gli attori pose e situazioni, riuscendo ad apparire disinvolto anche in perenne anacronistica camicia bianca e cravatta scura, con in mano sempre una lattina (di birra?), mentre Jackson si sottopone paziente a fastidiosi calchi facciali e makes-up lunghi e sofisticati, tipici di quel periodo ove la meccanica e la gomma facevano miracoli, soprattutto quando si trattava di rappresentare situazioni, volti ed espressioni raccapriccianti.

Vedere poi Michael che insegna passi e coreografie da lui stesso inventate e nate con la spontaneita' del proprio estro innato, a ballerini ultraprofessionali che lo ascoltano e imparano dalle sue movenze che sembrano improvvisate al momento, ed imparano da lui come fosse un veterano, è davvero la riprova della genialità tecnico-fisica di questo artista, forse controverso come persona, ma puro quanto a talento naturale.

E Michael rivela che i complimenti ricevuti da Fred Astaire dopo una delle prime esibizioni pubbliche per la canzone di lancio dell'lp Thriller, ovvero quella per Billie Jean, fu una delle più grandi soddisfazioni di quel magico, irripetibile periodo di gloria e soddisfazioni, economiche ma non solo.

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