1 stagioni - 7 episodi vedi scheda serie
Vista su consiglio di un amico come possibile ispirazione per il mio corto di diploma, temevo un collegamento "di facciata" e invece ho trovato una miniera di spunti di riflessione avvincenti, in primis sui rischi della distorsione reazionaria del cristianesimo, il tutto sorretto da un'estetica affascinante e da un Cast magnifico. Da rivedere!
Mike Flanagan cova l'idea alla base di Midnight Mass per lungo tempo, strettamente legato al suo passaggio da un'educazione cattolica all'ateismo (e alla sobrietà): inizialmente l'idea nasce come romanzo, poi come sceneggiatura di un film, approdando infine a una miniserie distribuita per Netflix con ottimo successo critico.
Vista su consiglio di un amico come possibile ispirazione per il mio corto di diploma, inizialmente pensavo che l'analogia tra il mio progetto e questa serie si limitasse alla combo "vampiri in chiesa", invece fin da subito ho notato un legame anche, e soprattutto, spirituale. Con un approccio al contempo esteticamente blasfemo eppure profondamente rispettoso della fede (motivo per cui potrebbe piacere anche a gente cristiana senza cadere in offesa e, viceversa, potrebbe risultare troppo poco anti-cattolica per gente aggressivamente atea), Flanagan mette in scena una brillante critica ai rischi di auto-dissacrazione insiti in una deviazione fanatica della religione. Il peccato di padre Hill/monsignor Pruitt non è tanto il diventare un vampiro, nemmeno il cedere ai desideri umani e alla paura della morte, ma accettare di investire la sua persona di un manto divino che, seppur (anzi, proprio perché) radicato in un'interpretazione reazionaria della fede cristiana, in realtà è molto più blasfemo dell'ateismo di Riley. La sua redenzione arriva proprio abbandonando questa "missione", e con essa il proprio sacerdozio, per riprendere in mano, anche solo per un momento, una più umana e intima umanità nell'amore (da anni represso) per Mildred e la figlia Sarah. Fondamentale nella "conversione al male" di Hill è il personaggio odioso di Bev, ritratto fedele della peggior destra religiosa ("cristiana"), quella che pretende di poter giudicare i buoni e i cattivi e al contempo veste i panni della vittima ogni volta che viene sollevata una minima critica, che corre dietro al primo leader che apparentemente incarna i suoi "valori" (decisamente poco cristiani, e lo dico da persona agnostica cresciuta in un ambiente, famigliare e non, cristiano ma progressista e genuinamente aperto al dialogo) di forza ma pronta a disconoscerlo in men che non si dica in caso di "tradimento" dei propri deliri suprematisti.
La miniserie stimola numerose riflessioni, ma intanto mi fermo qui. Sul piano estetico, Flanagan propone sequenze memorabili tanto nelle immagini quanto nell'accompagnamento musicale, non di rado aiutandosi con un montaggio (curato in prima persona) ottimo nel dare significato tramite l'accostamento di immagini e suoni separati nello spazio (e nel tempo) e nel costruire un crescendo di tensione, spesso più drammatica che horror. Forse è vero che la scrittura dei dialoghi (e dei monologhi) scade nel retorico e nello sdolcinato, ma personalmente credo che, nella loro "imperfezione", aiutino a stratificare meglio i contenuti tematici sollevati dall'opera, senza però mai scadere (a mio avviso) nel messaggio calato dall'alto, e allo stesso tempo rafforzano caratterialmente i personaggi fornendo loro delle ideologie personali. Magnifico è il lavoro svolto su e dal Cast, in primis Hamish Linklater che rende Hill/Pruitt una delle figure più complesse mai viste sul "piccolo" schermo, almeno da me.
Dunque, una miniserie straordinaria, con qualche eco kinghiano (soprattutto per l'incendio finale) ma senza i vincoli del "kinghianismo". Vorrei rivederla prima o poi.
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