Fermi tutti. Un documentario in 400 sale? Esatto, certo c'è di mezzo un trio... E comunque c'è anche un horror, che strano. E un cult degli anni '90 che è passato 200 volte in tv, eppure. E un film con un titolo lunghissimo che è anche un autogol. E il nuovo film di Vicari. E...
Ossia King of New York, un noir feroce e ambiguo con un cast straordinario (che dire dell’interpretazione unica e iconica di Christopher Walken), in cui si descrive una Sodoma e Gomorra di fine millennio senza nessuna speranza.
Come sempre i festival (soprattutto per chi non può frequentarli) rappresentano una bella fonte a cui abbeverarsi per fare scorta di future visioni. Un grande grazie, dunque, a chi c'era!
Die my love si rivela dunque un film oscuro e torbido, ma anche potente e sincero, che non si trincera attraverso false rassicurazioni per negoziare empatia e favori presso il pubblico.
Gente altolocata che ammazza altra gente altolocata e non, ovvero: sostanzialmente non gliene frega un cazzo a nessuno. Per rendere il tutto interessante agli occhi e alle orecchie degli spettatori devi essere Alfred Hitchcock o l’assassino. Ma Antonio Campos & C. non sono né l’uno né l’altro.
Pur senza rivoluzionare la formula, L’illusione perfetta riesce ad essere un ritorno divertente e spettacolare che celebra con leggerezza l’arte dell’inganno e lo spettacolo della magia.
Ludovica Rampoldi esordisce dietro la macchina da presa con un film che per metà rimane in equilibrio tra commedia e dramma sentimentale, salvo poi imboccare una pista gialla, quasi un thriller da camera, che finisce per essere l'elemento più riuscito dell'insieme
Il film diretto da Bush e Howard impartisce una bella lezione. Insegna le basi del vivere civile e la sua visione potrebbe essere un buon supporto per le attività di prevenzione del bullismo o della violenza di genere.
L'inizio è divertentissimo e regala perle di umorismo macabro (che in questi tempi di politically correct qualcuno potrebbe considerare offensivo). Poi la comicità nera e fantasy viene sostituita da un tono rosa da commedia romantica anni '90 sull'amore e un finale malinconico.
Sylvie Vartan è il Jolly che pesca Ken Scott, e lo gioca in un film che nella sua prima parte è un vero capolavoro di ironia, umanità, simpatia, pathos, allegria. Peccato che nel titolo italiano la Vartan non c'è.
Anche se si limita a sfruttare il meccanismo senza arrivare dove davvero potrebbe, la commedia funziona ed è un buon motivo per dirsi soddisfatti anche così, senza eccedere in ambizioni troppo gourmet.
Die My Love, di Lynne Ramsay, osserva la discesa negli inferi della depressione e della follia da parte del personaggio splendidamente interpretato da una Jennifer Lawrence conturbante, selvaggia e spaventosa.
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