Credo che le persone che non si sono ancora cimentate nel vivere in questa città, almeno per un periodo prolungato di tempo, non si possano rendere conto di quanto solo possa essere l'essere umano. Solo in mezzo a centomila. Silenzioso nel baccano dei binari al mattino, quando è solo l'attrito delle ruote sulla via ferrata a ingombrare uditivamente il vagone della metro. Animale sociale rigettato. La grande città fa questo effetto, se stessi a Roma avrei gli stessi problemi. Non ne sono sicuro. Qui si perde la voglia di ascoltare, di vivere l'altro, quell'esperienza inaudita e qui relegata sotto i tacchi della scarpe (sempre lucide questo c'è da dirlo). Ognuno ha intorno a sé un "campo di terrore assoluto" (AT Field) che ti si para davanti e che prende spesso la forma di una ventiquattrore, arma contundente per farsi largo, per non arrivare tardi, per essere ossequiosi fino in fondo nei confronti della frenesia, forse l'unica vera sensazione che un abitante standard di Parigi prova a più riprese nell'arco di una giornata. Eppure io non saprei vivere senza questa città. Che stia diventando anch'io come uno di questi individui, con la fretta al culo e l'ipod piantato nel cervello per non sentire il rumore assordante del silenzio? A vous de jouer.
Con Yves Montand, Nathalie Nattier, Serge Reggiani, Pierre Brasseur
All'inizio, ripresa dal cielo, la linea 2 s'innabissa tra le macerie poco prima di Gare du Nord. Carné vuol dirci forse che un essere magnifico si è innabissato insieme a lei?
La grandezza di questa città è inscritta nel groviglio delle sue arterie sotterranee. E' il nascondiglio dell'altro, di Isabelle Adjani come dell'SDF, della signora in visione di Passy, e dei suonatori di Jazz à la retraite.
Con Sami Bouajila, Elodie Bouchez, Bruno Lochet, Aure Atika
Film senza pretese di Kechiche, che non si inventa antropologo (per fortuna). La Atika è una bomba, ma il suo gran rifiuto non è stato nei confronti dell'amore, ma dell'altro e ciò è ben più grave.
Con Richard Anconina, Agnès Soral, Philippe Léotard, Mahmoud Zemmuri, Coluche
Il compianto cabarettista Coluche si cimenta qui in un ruolo drammatico che alla fine gli calza davvero a pennello. La dimostrazione che l'Altro incontrato a notte fonda in un distributore a Barbès può diventare l'amico per la pelle.
Finalmente capisco ciò che sta dietro a questo film. Questa città disumana aveva bisogno di qualcuno che aprisse gli occhi di chi ci vive per far sì che questi si accorgessero dell'Altro. Qualcuno ha tentato, infine, di scardinare il solipsismo di Parigi.
Con Juliette Binoche, Romain Duris, Fabrice Luchini, Albert Dupontel, François Cluzet
Premetto che Klapisch per me è sopravvalutato, ma in questo caso il mosaico altmaniano di storie l'una messa accanto all'altra, è una buona metafora per spiegare quanto, in una città di anime sole, l'altro riesca a tessere trame di vissuto, ovunque.
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