Ray Mendoza, supportato da Alex Garland, costruisce un racconto bellico rifiutando la spettacolarizzazione delle attività militari, aiutato dalla scelta di una narrazione in tempo reale, dal rifiuto di una colonna sonora e dalla messa in scena della devastazione psicologica che la guerra provoca: imperdibile.
La regista restituisce con sensibilità un mosaico di vite e caratteri che popolano il reparto ospedaliero, sottolineando come ogni piccolo gesto possa fare la differenza. Sui titoli di coda apprendiamo che nel 2030, in Svizzera, mancheranno 30 mila infermieri qualificati.
La voce fuoricampo di Werner Herzog infila domande presuntamente prosaiche a fronte di grandi interrogativi ecologici e genetici (“ma cosa dirà mai degli esseri umani una storia di elefanti?”, “guardate che bello stare ad accordare questo strano strumento musicale in mezzo alle galline”) dimostrando con quanta ironia si possa ragionare sull’umanità.
Fatevi un giro tra le prime quattro recensioni (alan smithee, eightandhalf, gaiart, portcros) arrivate dalla community su La grazia di Paolo Sorrentino. Generalmente possiamo serenamente dire tra buono e ottimo, comunque.
Thriller derivativo (sgombriamo subito il campo da equivoci) come buona parte del cinema odierno, "Caddo Lake" gioca la carta temporale, sovrapponendo eventi ad ogni taglio di montaggio, catapultando lo spettatore in un twist che si avvita su di sé a più riprese, per convergere in un epilogo sorprendente
Aronowsky rinuncia, si può dire finalmente, ad un progetto altisonante o dalle tematiche foriere di divergenze e polemiche per volare finalmente un po' basso, dirigendo un buon thriller che regala momenti di suspense e divertimento.
Come al solito a fine agosto ricomincia tutto. Tanti nuovi film e soprattutto la nuova edizione di un festival (Venezia) che si preannuncia debordante. Qui trovate tutto.
Eccoci, qui ci sono le liste di tutti i film programmati in tutte le sezioni e le recensioni della community mano a mano che arrivano. State collegati.
Non un semplice elenco di outsider, ma un possibile canone parallelo attraverso avanguardie, diari, sperimentazioni e forme radicali di espressione e di racconto.
40 anni dopo, “L’Anno del Dragone” possiede una complessità controversa eppure lucidissima, che ancora oggi non ha perso la sua forza dirompente. Perché è un film ambiguo, irrisolto, contraddittorio in apparenza, in realtà pieno di sfumature.
Un sano, ottimo horror che conquista il pubblico in sala tra risate nervose di disgusto ed applausi a scena aperta: la massima soddisfazione per un film di genere che si merita rispetto.
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