Regia di Edmund Goulding vedi scheda film
Stando alle dichiarazioni rilasciate da Bette Davis, sembra che la sua interpretazione preferita fosse quella in "Tramonto", ovvero "Dark victory" che si potrebbe tradurre alla lettera come "Vittoria oscura", ma il cui senso è "Vittoria sulle tenebre". Si tratta di un film del 1939, lo stesso anno in cui uscì "Via col vento", che all'epoca riscosse un buon successo di pubblico e anche di critica, tratto da una pièce interpretata a teatro da Tallulah Bankhead, attrice a cui la Davis si ispirerà anche per "Piccole volpi", e sceneggiata da Casey Robinson, che sarà l'autore dello script di molti altri successi dell'attrice come "Perdutamente tua".
La trama vede Judith Traherne, una ricca e un po' viziata ereditiera, condurre una vita mondana dove dedica molto tempo alle corse dei cavalli, ma le sue condizioni di salute ad un certo punto peggiorano a causa di ricorrenti mal di testa, finché Judith si rivolge ad uno specialista, si cui si innamora, che le diagnostica un tumore al cervello, anche se non ha il coraggio di dirle la verità.
La scelta del tema della morte e della finitezza della vita risulta insolita e coraggiosa per un film hollywoodiano dell'epoca, anche nel genere melo' che era il più frequentato dall'attrice, ma viene condotta in una maniera onesta, senza eccessi di patetismo lacrimoso, con una prospettiva laica che mette al centro la dignità del personaggio, la sua solitudine di fronte alla malattia e l'accettazione del destino tragico. La Davis si meritò l'ennesima nomination all'Oscar, che non si trasformò in vittoria poiché aveva contro la Vivien Leigh di "Via col vento" e aveva vinto l'anno precedente per "Jezebel", ma la sua recitazione rimane ancora oggi assai moderna, di grande efficacia nel passare dai toni più frivoli delle sequenze della prima parte a quelli più gravi e drammatici della seconda, costruendo un personaggio in cui lo spettatore può identificarsi facilmente e che ha una convincente progressione dal punto di vista psicologico. Buone le prestazioni di George Brent nella parte del medico e Geraldine Fitzgerald nella parte della migliore amica, Humphrey Bogart ha un ruolo secondario come stalliere che non è tra le sue prestazioni più memorabili, e in un altro ruolo di supporto troviamo addirittura il futuro presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan.
La regia dello stimato women's director Edmund Goulding mantiene un controllo apprezzabile, anche migliore rispetto a certi suoi film più famosi come "Grand hotel", pur non avendo particolari pretese autoriali. Nel complesso un melodramma di buona fattura, privo di sbavature, costruito sulle esigenze della Diva che qui trova un'occasione per una recitazione più sfumata, meno plateale, in definitiva un piccolo gioiello.
Voto 8/10
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