Regia di William Friedkin vedi scheda film
Vivere e morire a Los Angeles (titolo originale To live and die in Los Angeles) è stato girato nel 1985 dal regista William Friedkin. La storia è tratta da un romanzo di Gerald Petievich e descrive un poliziotto (William Petersen) che cerca in tutti i modi di incastrare un falsario (Willem Dafoe) responsabile dell’uccisione del suo migliore amico, coadiuvato dal “gemello” (John Pankow).
È un ottimo film d’azione del genere poliziesco/noir che intrattiene lo spettatore senza tempi morti: lo stile del regista, qui al suo meglio mai più raggiunto nel seguito della carriera, ricalca quello degli scrittori “hard boiled”, cioè storie con personaggi cinici e duri, scene significative mai troppo lunghe, dialoghi secchi, frequenti colpi di scena ed eventi incalzanti (sono particolarmente riuscite le spettacolari scene d’inseguimento in macchina, specialità di Friedkin come ne Il braccio violento della legge) che si giovano di un montaggio serrato e di una sceneggiatura attenta nel creare tensione.
Ho trovato originale la fotografia che, contrario di quella contrastata dei classici noir in b/n, qui è piuttosto morbida: è un tentativo di stilizzazione del neo-noir a colori che aveva già dato risultati interessanti con i suoi toni lividi in Marlowe, il poliziotto privato di Dick Richards del 1975 (rifacimento, per me migliore dell’originale, de L’ombra del passato di E. Dmytryck del 1944) ove era curata da J.A. Alonzo.
Il tono del film è aspro e pessimista, con molta violenza esplicita: qui il male si insinua dappertutto e nessuno ne è immune, chi più chi meno hanno tutti qualcosa di negativo e l’unico aspetto positivo è l’amicizia che porta il protagonista ad infrangere gravemente la legge pur di vendicare l’uccisione del suo collega cui era legato da un sentimento profondo. Ho trovato simbolica la fine del falsario, che richiama quella di Don Giovanni il quale, personificazione del male e rifiutando di pentirsi, è sprofondato nelle fiamme dell’inf
erno. Ottima l’interpretazione luciferina del suo personaggio da parte di Willem Dafoe ed adeguata quella degli altri interpreti. Sono molto efficaci nel creare la giusta atmosfera le musiche del gruppo inglese dei Wangh Chung.
In conclusione, lo considero un film appassionante, che ha lasciato una sua impronta nel genere noir/poliziesco, pur non raggiungendo le vette del capolavoro.
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