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Victor Victoria

Regia di Blake Edwards vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Victor Victoria

di vermeverde
10 stelle

Victor Victoria (terza versione di una commedia tedesca del 1933) è stato sceneggiato e girato nel 1982 da Blake Edwards ed è l’ultimo film di quella che considero un’una ideale ironica trilogia sul mondo dello spettacolo, comprendente Hollywood Party del 1968 e S.O.B. dell’anno prima: i primi due titoli relativi al cinema, questo al teatro leggero.

La trama racconta di Victoria Grant (Julie Andrews) una brava cantante che non riesce ad ottenere una scrittura ed è ridotta alla fame perché il pubblico, indifferente alla bravura, desidera qualcosa di trasgressivo. La svolta avviene quanto Toddy (Robert Preston), un cabarettista omosessuale, la consiglia di fingersi il conte polacco Victor Grazinski, un travestito: ottiene così un travolgente successo da un pubblico che gode nello scandalizzarsi; tutto fila liscio finché King Marchand (James Garner), un ricco impresario americano legato ai gangsters, non si innamora di lei e, credendosi omosessuale, rimane sconcertato …

Il film è una divertente indagine sull’ambiguità, essere / apparire, realtà / illusione dicotomie che caratterizzano il mondo dello spettacolo: qui nella figura di Victoria sono portate all’estremo, fin quasi al punto di veder svanire la propria identità di persona: quando la finzione è portata anche nella vita quotidiana si crea un cortocircuito, infatti Marchand entra in crisi dubitando sé stesso e Victoria, che lo ricambia, non può riappropriarsi della sua identità di donna legandosi a lui perché dovrebbe svelarsi, perdendo così tutto dal punto di vista professionale e sociale. È tutto un gioco di specchi che annulla la distinzione tra realtà e finzione, tra immagine e sostanza frastornando i personaggi.

Il regista coglie l’occasione anche per rivalutare con bonaria ironia l’omosessualità, che non è considerata come una perversione immonda di cui vergognarsi e da nascondere ma come un’eventualità possibile: non a caso il personaggio più positivo e generoso del film è infatti Toddy, splendidamente interpretato da Robert Preston, le cui battute sono sempre argute; è un vero peccato che l’attore sia scomparso solo 3 anni dopo. Edwards, ottimo direttore di attori anche in questo film, fa risaltare al meglio le capacità espressive della moglie Julie Andrews, veramente ottima nell’impersonare un difficile personaggio dalle molte sfumature, e di James Garner, in bilico fra il duro e l’innamorato. Buone anche le prove del guardaspalle di Marchand (Squash Bernstein) impersonato da Alex Karras, di Lesley Ann Warren, la “pupa” di Marchand e di John Rhys-Davies, l’impresario André Cassel.

Il film, girato in Inghilterra negli studi di Pinewood, coniuga con efficacia e senza sbavature la commedia nelle sue connotazioni di musicale, romantica e slapstick ed è di grande bellezza visiva per l’ottima fotografia e la perfetta ricostruzione ambientale della Parigi degli anni Trenta. Gradevole la colonna sonora di Henry Mancini, usuale collaboratore di B. Edwards, premiata con l’Oscar.

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