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Via col vento

Regia di Victor Fleming vedi scheda film

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La recensione su Via col vento

di kubritch
6 stelle

L'ho visto circa 4/5 volte nella mia vita e fino a quest'ultima l'ho sempre giudicato come un gran bel film, prodotto raffinato dell'ingegno americano. Questa volta invece, l'ho guardato un po' più attentamente e con occhi diversi, distanti dalla mitizzazione massmediatica, e ho rilevato parecchi difetti. Non mi soddisfa dal punto di vista narrativo né mi convincono le motivazioni ideologiche sottese. Si capisce benissimo cosa rappresenta e cosa avrebbe dovuto rappresentare Miss Scarlett in riferimento al tempo in cui l'impresa cinematografica è stata varata. Non solo Miss Rossella/Scarlett sta a significare l'evoluzione della figura femminile all'interno della società americana e insieme un rinnovamento dei costumi sociali ma incarna l'America stessa che riesce sempre a rialzare la testa nonostante qualsiasi avversità. Miss Rossella/Scarlett vuole essere allora, al di là delle vicende narrate, il ritratto di un'America giovane, bella, laboriosa, intraprendente, determinata, genuina, appassionata, amante dei lussi e delle merci, disinibita e trasgressiva solo tanto quanto basta da non smentire un certo puritanesimo di fondo. Gli Stati Uniti nel 39 erano appena venuti fuori da una crisi un po' più devastante di quella attuale e avevano bisogno di un rilancio di ottimismo a livello di 'volksgeist'. E quale mezzo migliore del cinema per un discorso di battaglia? Un mito preannunciato che i pubblicitari hanno rilanciato da subito come il film che tutti dovevano vedere; dietro cui tutta la nazione si è mobilitata. Eppure se leggessi un romanzo che facesse della storia una analisi così semplicistica; e dei personaggi una costruzione psicologica così artificiosa lo metterei giù in 2 secondi. Siamo agli albori del revisionismo storico o della par-condicio, per cui astutamente il punto di vista del film è quello dei vinti della guerra di secessione. I vincitori vengono ritratti come una sorta di fascisti banalmente sadici e spietati. Vale chiaramente come richiamo all'unità nazionale in una delicata congiuntura. I cosiddetti schiavi sono sempre generalmente trattati con i guanti, se non addirittura come famigli, stupidelli ma in fondo persone care, a volte persino decisioniste come Mamy. Mah. Che questo sia stato il comportamento della maggioranza degli schiavisti ho i miei forti dubbi. E' pur sempre la terra di coltura del klu klux klan. Ma parliamone da un punto di vista prettamente cinematografico. Il lusso della produzione balza agli occhi ma narrativamente il film fa acqua da tutte le parti. Il primo atto non è male: brioso, buon ritmo, dialoghi e battute ben calibrate, scenografie e costumi accattivanti, fotografia sfavillante, composizione di scene e montaggio intelligente. Mano a mano, però, che il racconto procede diventa sempre più artificioso e sempre meno interessante fino al finale che è chiaramente  stato scritto a posta per quelle battute finali con quella immagine che doveva imprimersi nella mente del pubblico come una nuova icona dell'America, una nuova 'statua della Libertà'. Le tre disgrazie infilate una dietro l'altra che portano all'epilogo sono talmente melodrammatiche da apparire patetiche e stucchevoli oltre ad essere narrativamente troppo ravvicinate per risultare efficaci e nemmeno la messainscena aiuta. Fa l'effetto di quei giocattoli elettronici che stanno per scaricarsi e i suoni diventano sempre più gravi e rallentati. Dal tono iniziale brioso ad una cupezza così affettata scivola nel ridicolo involontario, salvato solo da un make-up pubblicitario e dalla politica nazionalistica dell'Oscar. Infatti più che un successo cinematografico si può dire che è una delle prime prove della potenza del marketing. E veniamo al personaggio principale, illusoriamente anti-convenzionale. Ad un certo punto diventa monotonamente petulante e se non fosse per lo sguardo malinconicamente arguto di Vivien Leigh sarebbe emersa tutta la sua superficialità. Ce la vendono come una donna spudorata ma in fondo è una povera crista vittima di una cultura zeppa di pregiudizi. Vergine fino al matrimonio; ama idealizzandolo un uomo che non la corrisponde. Dov'è tanta spregiudicatezza che dovrebbe motivare la sua cattiva reputazione anche presso la prostituta? Ma, poi, voglio dire, vorrebbe essere un ritratto femminista e invece è vero l'esatto opposto, dato che si mostra soddisfatta dopo essere stata presa con la forza dal marito ubriaco e aggressivo. Quando si tocca il tasto della virilità allora svanisce come neve al sole ogni senso di educazione civica. Per il maschio tradizionalista è così che vuole essere presa una donna, con la forza, e lei lo conferma nella scena successiva del risveglio - cosa sia successo quella notte è lasciato alla pura immaginazione. Lo dicessero a quelle mogli che vengono sistematicamente violentate in casa dai propri mariti. Non penso che a quei tempi il problema non esistesse. Ecco perché dico che Miss Rossella non è una vera e propria donna ma solo un simbolo, una marionetta o una barbie se volete, un manifesto della propaganda. Solo un manifesto non può sentire la sofferenza. Non solo viene giustificato un comportamento tanto anti-femminista, come quello appena descritto - già esisteva il movimento nel '39 - ma poi lui, dopo le scuse pelose, finisce di maltrattarla, finché non la punisce andando via e portandosi la figlia - come si giustifica tanto accanimento? Eppure il patto matrimoniale era stato chiaro da parte di Scarlett nei confronti di Rett. Lui sapeva e aveva accetato per amor suo tutte le condizioni poste dalla donna, dunque doveva essere felice, che finalmente lei provava qualcosa. Troppo ubriaco durante l'amplesso per accorgersene. Ma non la lascia neanche esprimersi al mattino seguente come in quelle interviste comiche in cui l'intervistatore non lascia mai parlare l'intervistato. Ci starebbe bene una parodia di Sandra e Raimondo da quì in poi. E lei naturalmente è stata disegnata incapace di comunicare compiutamente i suoi sentimenti. Si capisce che dietro c'è la volontà dello sceneggiatore/tiranno che forza gli eventi in una certa direzione. L'altra cosa fastidiosa di tutti i film hollywoodiani a cui, Via col vento non fà eccezione, è la logorrea e quel gusto del pettegolezzo e dei psicologismi. Tutto è chiacchiera. Durante quest'ultima visione mi colpito la girandola di amori non corrisposti o idealizzati e pensavo che sarebbe stato interessante incentrare il film su questo tema e anziché restare così incollato al punto di vista dell'eroina aprirsi ad una rappresentazione più corale - tipo Altman. Sarà pure un altro giorno domani ma a me sembra sempre lo stesso cinema.

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