Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film
Horror anomalo, a suo modo unico nel "genere", girato agli inizi del sonoro, in cui Dreyer evoca suggestioni morbose ponendosi sulla scia del "Nosferatu" di Murnau e ispirandosi liberamente a un racconto dello scrittore irlandese Sheridan Le Fanu. Il film, girato in tedesco, è quasi completamente muto, con dialoghi ridotti all'essenziale e una ricerca figurativa che si concentra sull'opposizione bianco/nero come contasto fra luce e tenebre. Film dalle molteplici possibili letture, girato come una produzione indipendente, risulta comunque una delle opere maggiori del regista danese: c'è un'evidente maestria nell'applicazione di uno stile evocativo e nella ricerca di immagini insolite (celebre la soggettiva del protagonista dalla bara, in seguito imitata molte volte, oppure le ombre che si staccano dal corpo di chi le proietta). Più che la scarna trama, conta la rappresentazione simbolica delle paure soggettive e degli orrori dell'inconscio che tormentano l'animo umano. Fra gli attori la futura diva del cinema nazista Sybille Schmitz, ma una menzione va anche al protagonista Julian West, pseudonimo di Nicolas de Gunzburg, un nobile francese che finanziò il film di tasca propria, anche se l'investimento non si rivelò purtroppo redditizio, e che in seguito si trasferì in America occupandosi di giornalismo, la cui recitazione straniante probabilmente serve il film con grande efficacia. "Vampyr" resta un capolavoro dell'espressionismo cinematografico, appena un gradino al di sotto dell'immortale Nosferatu, ma molto più originale e stilisticamente incisivo del "Dracula" di Tod Browning uscito l'anno precedente; una bellissima anomalia nella filmografia di un maestro solitamente poco interessato alle dinamiche di genere, che qui utilizza come pretesto per una nuova indagine nei misteri dell'Anima umana.
voto 9/10
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