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Spartacus

Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film

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Dany9007

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Spartacus

di Dany9007
8 stelle

 

Spartacus sembra nascere innanzitutto da un progetto “mancato” nella carriera di Douglas. L’anno prima infatti, Douglas aveva scalpitato per ottenere il ruolo da protagonista in Ben Hur, per il quale vide preferirsi Charlton Heston che a sua volta venne premiato con l’Oscar, oltre ad entrare nell’immaginario collettivo grazie ad uno dei ruoli più iconici della storia. Dunque Douglas non si diede per vinto e anzi si decise a finanziare un film che mirava a conciliare temi di denuncia sociale allo spettacolo da peplum che ancora per pochi anni sarebbe stato una garanzia di successo per i produttori e che curiosamente fu in competizione con un progetto sullo stesso personaggio che stava portando avanti il collega Yul Brynner. Ben note le travagliate vicende che videro presto mettere da parte il regista Anthony Mann (peraltro uno dei più grandi registi nel western), che Douglas licenziò in corso d’opera preferendogli il giovane Stanley Kubrick con cui Dougals aveva già egregiamente collaborato in Orizzonti di gloria. Per quanto la regia di Kubrick possa risultare imbrigliata nel contesto di un film che ha ambizioni spettacolari, e dunque meno personali di altre sue successive opere, l’ambizione di fare un kolossal che non miri esclusivamente alla spettacolarità è più che evidente. Così come la lotta di Spartacus viene posta in un’ottica molto critica relativamente alla sopraffazione dell’uomo sull’uomo, nella quale è completamente assente l’aspetto religioso che vedeva nel riscatto dei più deboli un aiuto o un tripudio di fede nel divino (vedi Quo Vadis? e I dieci comandamenti). Inoltre la componente di disegno politico è meravigliosamente dipinta attraverso due mostri sacri del cinema: un sadico Laurence Olivier mirabile nella sua logica spietata e glaciale con il personaggio di Marco Licinio Crasso, così come il grande Charles Laughton nel ruolo dell’attempato Gracco, sembra anticipare con i suoi modi sornioni le strategie politiche del suo personaggio, il nefasto senatore Colby, in Tempesta su Washington. Tra questi grandi attori, spuntò l’Oscar come miglior attore non protagonista, Peter Ustinov, nel ruolo del sornione affarista Lentulo Batiato, che riscopre i sussulti della dignità nel finale (sebbene nel genere peplum mi risulta difficile non continuare ad indentificarlo con il suo memorabile e squilibrato Nerone di Quo Vadis?).Impossibile non evidenziare quanto questo film, oltre a rappresentare un personale successo di Douglas, come attore e come produttore, sia stato anche uno spartiacque per il ritorno in auge dello sceneggiatore Dalton Trumbo, relegato da circa un decennio a non poter lavorare per le major o ad operare persino sotto falso nome, arrivando a vincere ben 2 Oscar senza poterli ritirare. Questo elemento fu per Douglas sempre motivo di orgoglio e al momento dell’uscita del film non tardò a creare problemi: parecchi passaggi facevano ricondurre ai trascorsi dello stesso Trumbo, con la mitica scena in cui tutti gli schiavi si identificano come Spartacus, si faceva facilmente riferimento ai casi di delazione perpetrati dai testimoni chiamati dalla commissione McCarthy per denunciare i colleghi vicini al partito comunista così come il ritratto opprimente dell’impero romano suonava come una critica allo strapotere statunitense. Bellissime le scene di battaglia, coreografate con perizia, sembra che Kubrick si sia fatto supportare dal titolista Saul Bass, che non scostano le riprese negli aspetti più cruenti degli scontri indugiando anzi su alcune scene di violenza piuttosto esplicita. Sempre scostandosi dai prodotti dell’epoca, che soprattutto sul filone classico/biblico, avevano un approccio estremamente rigoroso e pudico nei confronti dei costumi dell’epoca, vediamo invece una sequenza (ripristinata solo di recene e per questo ridoppiata) in cui appare un palese tentativo di seduzione omosessuale tra Crasso e il suo servitore Antonino.

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