Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Capolavoro di Luchino Visconti e uno dei grandi film della Storia del cinema italiano. Film di eccezionale bellezza figurativa in cui il regista si confronta con la Storia italiana in uno dei suoi momenti cruciali come il Risorgimento (che tornerà anche nel Gattopardo), offrendone una lettura lucida e spietata e portando ad un livello di notevole raffinatezza formale (grazie alla fotografia a colori eminentemente pittorica di G.R. Aldo e Robert Krasker) il suo gusto per vicende melodrammatiche barocche e dal sapore decadente. Tra le sequenze memorabili da citare almeno la scena iniziale al Teatro La Fenice con l’incontro fra la contessa Serpieri e il tenente Franz Mahler, la passeggiata notturna dei due per le calli veneziane e le scene di battaglia fra italiani e austriaci, figurativamente ispirate alla pittura dei Macchiaioli. Alida Valli fornisce la sua più grande interpretazione di sempre nei panni della contessa Serpieri, all'insegna di una dolente tragicità e di un estenuato romanticismo; sorprendente al suo fianco l'americano Farley Granger, di inedito spessore drammatico soprattutto nel lungo monologo di Franz che insulta Livia per averlo convinto a disertare l'esercito e averlo reso un vigliacco. Tutte le componenti del linguaggio cinematografico trovano un'armonica fusione nella visione del regista, che abbandona con questo film il Neorealismo per rivolgersi a quello che da alcuni fu definito "Realismo Storico": in ogni caso, una concezione cinematografica molto distante da quella neorealista, anzi, per certi versi quasi la sua antitesi, poiché fortemente influenzata dal melodramma e dall'opera lirica, tanto che il regista fa iniziare il film sul palcoscenico con un passaggio del “Trovatore” di Giuseppe Verdi e in colonna sonora ricorre unicamente a musiche del compositore austriaco Anton Bruckner. Meno conosciuto all'estero del Gattopardo, ma giustamente esaltato da molti critici fra cui i francesi Jacques Lourcelles e Georges Sadoul e l’italiano Giovanni Grazzini. Le accuse di essere un film disfattista, anti-patriottico e compiaciuto dello squallore morale dei protagonisti sono quanto di più lontano dalla realtà; invece Visconti riesce a trovare accenti di insospettabile lucidità e rigore nel ritratto di un'aristocrazia decadente e ormai anacronistica destinata a scomparire in breve tempo.
Voto 10/10
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