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S.O.B.

Regia di Blake Edwards vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su S.O.B.

di vermeverde
8 stelle

S.O.B. (acronimo di “Son Of a Bitch” = figlio di puttana, ovvero di “Standard Operational Bullshit” = normali stronzate operative) è un film del 1981 diretto, sceneggiato e prodotto da Blake Edwards. Il film ha una decisa impronta autobiografica: Edwards era adombrato con i produttori che avevano snaturato un suo film causandone l’insuccesso e danneggiando la sua immagine e quella della moglie Julie Andrews.

Si narra, infatti, di un produttore entrato in grave depressione per il flop del suo melenso film musicale per famiglie e quindi delle nuove scene sguaiate e trash (feroce satira dell’erotismo cinematografico) facendolo diventare quasi porno ma di gran successo: gli intrighi sui diritti del film porteranno però il produttore ad una morte assurda.

Il regista, anche produttore e sceneggiatore (con la penna intinta nel fiele), vi ha riversato, a partire dal titolo, tutto il suo risentimento verso il sistema produttivo hollywoodiano ed ha realizzato una commedia nerissima e graffiante, anche se con molteplici scene divertenti in stile slapstick, che ribalta pure l’immagine popolare di Julie Andrews da donna immacolata e quasi angelicata a spregiudicata ed indecente. È messo a nudo e sbeffeggiato il vero motore del sistema hollywoodiano, cioè la generale ricerca del profitto e del successo del tutto indifferente alle istanze etiche ed artistiche.

Tutti i personaggi, siano essi produttori, attori, scenografi o giornalisti e poliziotti, anche quelli che svolgono un ruolo tutto sommato positivo, hanno notevoli difetti e vizi e la recitazione è volutamente esagitata e sopra le righe per cui nessuno suscita simpatia, tranne forse quella del regista, interpretato da William Holden al suo ultimo film, pacato e pressoché “normale” il quale rappresenta, probabilmente, l’alter ego di Edwards.

Il discrimine fra i personaggi negativi e quelli positivi è dato non dalle qualità dei singoli, avendo tutti tratti negativi, ma dall’essere sinceri (pochi) o ipocriti (la maggioranza). Particolarmente sintomatica è la scena del doppio funerale di Felix Farmer: quello ufficiale dove, avendo gli amici trafugato il cadavere, di fronte ad una bara vuota, palese metafora dei sentimenti della moltitudine partecipante, si celebra un plateale e pomposo rito assolutamente kitsch mentre quello privato e reale in mare, per quanto dimesso e strambo, si svolge in presenza dei soli tre amici sinceramente afflitti.

La riuscita del film, oltre che alle usuali qualità del regista/sceneggiatore (soprattutto per un magistrale senso del ritmo), deve molto alla bravura del cast di alto livello dove oltre a W. Holden ed a J. Andrews compaiono R. Mulligan (il produttore esecutivo Felix Farmer), R. Vaughn (il finanziatore), Robert Preston (il dottor Irving Finegarten), R. Webber (Ben Coogan, l’agente), S. Winters (la giornalista Eva Brown: il nome è una coincidenza o un richiamo voluto?).

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