Regia di Erich von Stroheim vedi scheda film
Queen Kelly (1928): locandina
VENEZIA 82 - PREAPERTURA 2
I film maledetti, sfortunati, funestati da disavventure produttive di ogni genere, sono quasi sempre opere che lasciano il segno.
Per quel che hanno voluto dire, o più spesso per quello che avrebbero voluto, se solo gli si fosse consentito di essere ultimati nel modo con cui sono stati concepiti nella mente dei registi che li hanno invano maturati, imbastiti, e progettati.
D'altro canto proprio quel signore fittizio conosciuto già da fine anni '60 col nome di Alan Smithee, sorta di angelo custode delle opere non riuscite, zoppe, travagliate, è vissuto, nella sua impalpabilità corporea e materiale, proprio per accollarsi la responsabilità di tali fallimenti, assurgendo, nella testa, ma soprattutto nel cuore di chi scrive, a figura messianica ispirata e sacrificale, meritevole dei massimi onori.
Prima ancora di Orson Welles, genio assoluto ed indiscusso, ma proprio per questo uomo perfezionista e maniacale al punto da far naufragare un progetto dietro l'altro, rendendo purtroppo pertanto incompleta una buona parte della propria comunque eccelsa produzione registica, un attore e regista austriaco naturalizzato statunitense, conosciuto come Erich von Stroheim (nato Erich Oswald Stroheim), vissuto tra la fine dell'800 e la prima metà del '900, da chiunque considerato niente meno che un genio, istrionica, ovvero un uomo di immense capacità tecniche, narrative e rappresentative, si è spesso trovato in serie difficoltà a porre termine ai film ideati e diretti in qualità di regista.
Queen Kelly (1928): Gloria Swanson, Walter Byron
Queen Kelly è senz'altro il suo più clamoroso film maledetto.
Incompiuto, faraonico nel suo progetto originale che prevedeva uno sviluppo narrativo lungo circa 5 ore; scandaloso nel raccontare con malizia e disincanto l'evoluzione di una storia d'amore spontanea quanto scollacciata (tutto ha inizio con una novizia che perde le mutande alla vista di un principe in odore di regal sistemazione) che viene osteggiata da un matrimonio in pompa magna promesso come un contratto marchiato a fuoco, Queen Kelly affascina più per quello che poteva essere, che per tutto ciò di comunque notevole, anticipatore e coraggioso, sin oltraggioso che von Stroheim è riuscito a girare.
Una regina nuda e perversa, che si aggira tra le opulente stanze di un palazzo imperiale di una sedicente monarchia mitteleuropei, vestita di soli gatti vivi adagiati su di lei come ermellini inerti; un principe viziato e sciocco che tenta di rimandare il più lontano possibile la data del matrimonio castrante a cui è predestinato; e infine lei, l'orfana Patricia Kelly, a cui basta una gaffes colossale come perdere le mutande alla vista del principe per stregarlo e farlo suo in modalità incondizionata.
Queen Kelly (1928): locandina originale 2025
Gloria Swanson, all'epoca ventinovenne diva e scaltra produttrice, farà di tutto per salvare il salvabile: allontanando bruscamente von Stroheim, che ritroverà trentadue anni dopo in un ruolo molto coerente con questa imbarazzante situazione, ovvero nei panni del maggiordomo ed ex regista dedito in tutto e per tutto a servire la sua diva-padrona in quel capolavoro assoluto che è Viale del tramonto di Billy Wilder.
Anche rimontando il film, tagliato fino a rimanere mutilato a soli 75 minuti di lunghezza, con tutta la lunga e divagante, geniale parentesi africana, anche scandalosa nel rendere l'orfanella una regina di un bordello, mozzata in tronco.
È un capolavoro mancato questo Queen Kelly, che il nuovo restauro, seguito a quello del 1985, ci restituisce almeno sulla carta nella trama voluta originariamente da Erich von Stroheim, impreziosito ulteriormente, oltre che dai preziosi fotogrammi ritrovati inerenti il film e dalle didascalie che riassumono un epilogo narrativamente concitato dai ritmi irresistibili, da una nuova colonna sonora creata per il film ed eseguita dal vivo nella sala Darsena del Lido, in occasione della preapertura del Festival numero 82, che ha opportunamente individuato l'opera come meritevole di tale importante ricorrenza.
Queen Kelly (1928): Gloria Swanson
Queen Kelly rende il rapporto travagliato tra von Stroheim e Gloria Swanson una leggenda affascinante, e consente, oltre un ventennio successivo, ad un altro talento fuori dal comune come Billy Wilder di rendere Viale del tramonto un capolavoro che, oltre al suo perfetto e trascinante plot, raccoglie e riscrive questa sorta di rapporto magico e malato tra un regista genialoide e folle, ed una diva assoluta e risoluta, in grado di sapersi gestire e di rendersi con le proprie risorse e la propria fama, leggenda e mito di se stessa.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta