Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Buon film del maestro Comencini, con la sicurezza di Volontè ed un Abbatantuono che, dopo la trasformazione "avatiana" di "Regalo di Natale", torna in un convincente ruolo drammatico
Pochi registi hanno saputo rivalutare in maniera efficace attori finiti spesso in una sorta di limbo, magari stretti in ruoli sempre uguali e non in grado di mostrarne pienamente le capacità. E cosi', mentre già Pupi Avati un anno prima aveva dato modo a Diego Abbatantuono di levarsi definivamente i panni del "terrunciello" con il magistrale "Regalo di Natale", qui Luigi Comencini continua in questa trasformazione facendogli impersonare una sorta di padre-padrone nella Calabria aspra e rurale degli anni '60 (e peccato, però, che non gli sia stato dato modo di parlare, o di essere doppiato, in calabrese e non nel suo pugliese milanesizzato che qui decisamente stona). Operazione che Comencini aveve già fatto in passato (pensiamo a Jonny Dorelli in "Cuore") e che qui comporta anche sperimentare un protagonista giovane ed inesperto, il bravo Santo Polimeno, ragazzo con la passione della corsa che solo il mentore Volontè riuscirà a cogliere e valorizzare, finendo per convincere anche l'arcigno genitore. Piacevole sottofondfo musicale di Vivaldi, anche se una maggiore varietà nei motivi scelti non avrebbe guastato.
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