Regia di Dario Argento vedi scheda film
Profondo rosso (1975): scena
Profondo rosso (1975): David Hemmings
Profondo rosso (1975): scena
Profondo rosso (1975): scena
Il pianista Mark Daly diventa involontariamente testimone di un brutale omicidio e, con l'aiuto della giornalista Gianna Brezzi, inizia la sua indagine personale per scoprire l'identità dell'assassino. Il film è un collegamento tra gli incubi e le paure del presente ei traumi repressi nell'infanzia, sottolineanfo come spesso il passato riaffiori e destabilizzi la sicurezza del presente. La realtà ci appare come uno specchio distorto, dove le immagini sono confuse e non permettono allo spettatore di decifrare la verità, un tema centrale nel film che riflette la psicanalisi freudiana. In linea con la cultura post-'68, il film è una critica alla famiglia come istituzione ipocrita e "castratrice", mettendo in discussione il concetto tradizionale di "hortus conclusus" e "mammismo", e svelando un lato oscuro e oppressivo del nucleo familiare. Argento non mira a un giallo tradizionale, ma piuttosto a creare suggestioni emotive, rendendo "Profondo Rosso" è un capolavoro del genere per l'intensità dell'esperienza visiva. La regia sfrutta primi piani molto dettagliati per immergere lo spettatore nel clima di terrore e di violenza, creando una profonda partecipazione emotiva. La fotografia gioca un ruolo fondamentale nel creare l'atmosfera del film. Gli ampi contrasti tra luce e oscurità, le inquadrature evocative e l'uso di colori vivaci come il rosso, contribuiscono a dipingere un mondo disorientante e pericoloso. La composizione visiva è straordinaria, con un uso perfetto della luce e del colore, e un'attenzione maniacale ai dettagli, che sono fondamentali per trasmettere una sensazione di precarietà e di paura che prevale per tutto il film. La sceneggiatura si discosta dalla trama del giallo tradizionalee, e si focalizza sulla creazione di un'atmosfera inquietante e suggestiva. La trama, incentrata su una figura femminile, la madre, che funge da catalizzatore per svelare un segreto del passato, collegando l'omicidio presente a un trauma infantile. La figura materna è centrale e opprimente, simbolo di una castrazione psicologica e di una violenza repressa che si manifesta attraverso lo sviluppo del film. Le interpretazioni di David Hemmings e Daria Nicolodi sono molto convincenti, ma anche le figure di supporto come Gabriele Lavia, Clara Calamai, Macha Méril e Glauco Mauri sono notrvoli. La colonna sonora dei Goblin (e di Giorgio Gaslini) è stata fondamentale per il successo del film.
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