Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Terzo e ultimo Capitolo della cosiddetta Depression Trilogy, per alcune persone (anche a me vicine) invece questo "Nymphomaniac", progetto monumentale di Lars von Trier diviso in due parti e dalla durata complessiva (nel Director's Cut, da me visto) di 5-5 e ½ ore (comunque sulle 4 orette nella versione ridotta, approvata comunque dall'Autore), è più vicino a formare un Dittico col successivo "The House that Jack Built".
Personalmente, pur notando un proseguimento della ricerca estetica e riflessiva iniziata da "Antichrist" (mia primissima esperienza col Cinema vontrieriano) e proseguita con "Melancholia", mi sento di sposare anche l'interpretazione pre-'Jackiana' dell'Opera, a partire dall'evidente struttura narrativa di confessione di una persona che si auto-definisce (senza particolare rimpianto) abietta ad un individuo che, allo stesso tempo, vuole ascoltare la vicenda narrata eppure interromperla costantemente. La Passione culturale di questi ascoltatori, sia qui sia nel Film successivo, rafforzano le similitudini, insieme alla scelta della narratrice (narratore in "House") di ripercorrere in modo non completamente lineare (pur tenendo la chiusura della propria biografia alla fine) il proprio racconto, ma più che formare un Dittico per me, forse, le analogie tra i due Lavori è da imputare alla naturale evoluzione artistica di una Filmografia che, volontariamente e/o involontariamente, si presenta alla fine come un'unica Opera in continua evoluzione. Mi alletta anche l'idea di vedere "Antichrist", "Melancholia" e "Nymphonaniac" più "The House that Jack Built" come una specie di 'quadrilogia asimmetrica', un po' come son tentato di vedere anche la Trilogia della Vita e "Salò" di Pasolini (e questa frase mi serviva anche per inserire, quando già stavo arrivando alla conclusione di questo flusso di pensieri e parentesi infinite, un richiamo alla citazione, nel Film in questione di von Trier, dei 3 Libri da cui il Regista italiano prese spunto appunto per la sua Trilogia della Vita, ovvero "Canterbury Tales", "Decameron" e "Alf Laylah wa-Laylah" aka 'Le mille e una notte').
Comunque, questo lunghissimo Film incentrato sul Sesso è coerente con la Poetica di von Trier e le sue innumerevoli auto-contraddizioni, riflesse benissimo (sempre coerentemente con lo Stile dell'Autore) nella Protagonista femminile Joe, ancora una volta interpretata, come nei capitoli precedenti della Depression Trilogy, da Charlotte Gainsbourg (e anche qui affiancata da un personaggio co-protagonista, anche se in "Melancholia" il rapporto 'd'importanza' con Kirsten Dunst era paritario, ma non credo sia un caso se lì la Co-Protagonista è una donna a differenza degli altri due capitoli), anche se nelle scene da giovane abbiamo altre attrici (in particolare Stacy Martin). "Nymphomaniac" è ricolmo di provocazioni (soprattutto sessuali, ma anche linguistiche) che paiono fini a sé stesse eppure è evidente che von Trier voglia esprimere i suoi profondi Dilemmi interiori; è caratterizzato da un'auto-referenzialità quasi narcisistica (l'evidente richiamo ad "Antichrist" nella scena con bambino, neve e "Lascia ch'io pianga", ma anche la spudorata rievocazione delle controverse parole del Cineasta su Hitler) eppure è palpabile una costante auto-accusa e auto-disprezzo, che si tramuta forse in accusa verso chi, come il pacato Co-Protagonista, Seligman, interpretato da Skarsgård (ma anche la psicologa nel gruppo di auto-aiuto), vuole privare la persona sedicente 'colpevole' del proprio senso di 'colpevolezza'. Film, Autore, Protagonista prendono molto sul serio quel che vogliono dire ma allo stesso tempo sono intenzionate a infilare siparietti così esasperati da impedire una totale presa sul serio di quel che dicono. Anche esteticamente, tagliando un po' corto il discorso perché sto perdendo il filo del discorso (forse perché non voglio entrare nemmeno io nel cuore del discorso, sentendo un'affinità troppo 'scomoda' con il Disagio, l'Ipocrisia, la Solitudine espressa dall'Opera e, in generale, dalla Filmografia di von Trier da me finora vista), "Nymphomaniac" mantiene e approfondisce quel concentrato di auto-contraddizioni tipiche di von Trier, passando da riprese 'sporche' con camera a mano e montaggio rapido a inquadrature lente ed elegantissime (con una stupenda Fotografia negli interni della casa di Seligman), oltre ad avere diversi inserti 'di repertorio', mutamenti di aspect ratio e un capitolo ("Delirium") in Bianco & Nero. Anche l'insistito realismo sfacciato delle scene di sesso in realtà è 'contraddetto' dall'utilizzo di 'controfigure genitali' (in altre parole, i cazzi e le fighe dei personaggi non appartengono alle attrici e agli attori veri ma ad interpreti porno), il Cast è a dir poco eterogeneo (tra ritorni vontrieriani e nuovi inserti, a partire dall'ex-bayano LaBeouf, che per certi versi mi ha ricordato, con le dovute differenze, l'introduzione di Pattinson nell'entourage di Cronenberg con "Cosmopolis" e poi confermato con "Maps to the Stars"). Non meno eterogenea è la scelta delle Musiche, dai Rammstein che rinnovano il loro "Führe mich" alla vagonata di Brani Classici chiudendo "Vol. II" con una cover di "Hey Joe" eseguita da Gainsbourg.
Volendo di riflessioni da portare su "Nymphomaniac" ce ne sarebbero moltissime altre, sull'Epilogo cattivissimo (proprio quando von Trier fingeva di volerci far credere di essere giunto, caso più unico che raro per lui mi sa, ad un Finale ottimista), sui numerosi simboli, sulla possibilità che tutta la storia sia una vagonata di cazzate elaborata à la "The Ususal Suspects" di Singer, ma per una prima visione, che son riuscito a compiere in una seduta unica (con una pausa tra i due Volumi più un paio di brevissime interruzioni durante il Vol. II per questioni casalinghe), direi che posso fermarmi qui, avendo sicuramente espresso fin troppe parole, con le quali spero di non aver detto soltanto nulla. In ogni caso, mi sa che anche quest'Opera entra dritta nei miei instant Cult, e sono già impaziente di riguardarla nella mia programmata maratona vontrieriana di aprile.
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