Regia di Don Siegel vedi scheda film
John Bernard Brooks, quasi sessantenne, è anziano, in rapporto al suo ruolo nelle terre del West, nelle quali è cresciuto e vissuto. E', infatti, un "pistolero", responsabile della morte di decine di persone e sfuggito alla medesima sorte in innumerevoli occasioni. Scopre di essere malato terminale di cancro; fa dunque ritorno nella cittadina di Carson City, nella quale si era trovato in passato ad agire, con l'intento di regolare alcuni conti prima del compiersi del suo destino. Diretto da Don Siegel, "Il Pistolero" è un western crepuscolare, nel quale è possibile rintracciare temi ed idee cari al maestro del cinema statunitense Sam Peckinpah, amico e collaboratore del regista. Il protagonista, interpretato da un John Wayne nella sua ultima appartizione quale attore, è un "reduce del passato"; ha trascorso una vita nei panni del "gunman", più o meno al servizio di una legge, non scritta perchè ispirata a criteri di giustizia primigenia. Con il passare degli anni, le strutture sociali della nazione americana si sono consolidate anche su basi di rifiuto della violenza quale strumento primario di soluzione delle controversie. Il popolo, pacificato grazie alla presenza di istituzioni deputate allo scopo ed accompagnato dai frutti del progresso tecnico e scientifico, guarda con ottimismo al XX Secolo, nel quale non c'è più posto per personaggi come Brooks ed i suoi antagonisti. Alcuni, tra i quali l'imbelle sceriffo Thibido, lo dicono apertamente, augurandosi che tali soggetti si eliminino tra di loro; altri guardano con affetto ed ammirazione in direzione del pistolero, ormai parte del mito di un passato eroico e crudele. E' il caso del giovane Gillom Rogers, il quale è affascinato dall'idea di avere una "leggenda del West" nella pensione materna. La madre, Bond Rogers, ha con Brooks un rapporto ondivago. Critico verso l'"uomo d'armi", divenuto famoso uccisione dopo uccisione, e parte di quel sistema che ha portato anche al recente omicidio del marito; benevolo verso l'"uomo d'onore" quale è Brooks, un anziano, dai modi fermi e contemporaneamente garbati, il quale affronta con dignità e consapevolezza l'approssimarsi della fine. Gli antagonisti sono coetanei di John; gente rude, poco amichevole, della quale non sappiamo molto. Dopo una settimana di permanenza in Carson City, ha luogo lo scontro. Brooks affronta gli avversari uno dietro l'altro, all'interno di un saloon; costoro non lo aggrediscono contemporaneamente, attendono il loro momento, anch'essi probabilmente gravati dalle medesime consapevolezze del protagonista. Brook trionfa sui tre, ma non sarà la malattia a porre fine alla sua vita, bensì l'azione di un vigliacco, il quale lo colpisce inaspettatamente alle spalle, per poi essere ucciso da Gillom, il primo ad entrare nel locale dopo lo scontro a fuoco. Il ragazzo, infine, si libera con decisione dell'arma, interrompendo il flusso di violenza legato al possesso della stessa; ciò avviene con un cenno d'approvazione di Brooks, il quale pochi istanti chiude gli occhi per sempre, lasciando che cali il sipario sulla sua vita e tutto ciò che ha rappresentato. Oltre ad un John Wayne straordinariamente nel ruolo - a malincuore; il celebre attore era malato, nel periodo delle riprese, e morì pochi anni dopo - sono presenti nel cast Ron Howard (il giovane Gillom), Lauren Bacall (la vedova Rogers), James Stewart (il medico Hostetler), Richard Boone (il torvo Mike Sweeney, il peggiore tra gli avversari di Brooks, tanto ricco da poter girare in automobile, ma anch'egli ineluttabilmente legato a dinamiche di ostilità e violenza). Il ritmo non è sostenuto e l'azione funzionale alla trama. Un contatore di giorni scandisce il trascorrere della settimana di permanenza del protagonista in Carson City, durante la quale conosciamo Brooks e l'ambiente nel quale torna ad agire. La tensione cresce in attesa dello scontro finale, cui il protagonista si avvia con serena rassegnazione ad una morte comunque imminente. Dei suoi antagonisti conosciamo poco, così come ignoriamo le motivazioni dei sicari che tentano di assassinarlo; comprendiamo dalla ricostruzione del contesto che egli sia ormai fuori ... tempo massimo. Qualcuno porta ancora la pistola, in Carson City. Ed ancora si spara, la sera, in locali equivoci. Ma il territorio non ha più bisogno di tutto ciò. I primi autoveicoli affiancano cavalli e carrozze; la città si può attraversare su tram a trazione animale; sono disponibili corrente elettrica e telefono. I cittadini, laboriosi e pacifici, mostrano insofferenza e morbosa curiosità per gli eroi, in positivo e negativo, del passato. Ed essi non vogliono, non possono uscire di scena distesi su un letto. Un'ultima esplosione di violenza, un lampo di gloria; poi la storia sfumerà nella leggenda. "Il Pistolero" è un buon western; malinconico in quanto l'epilogo appare evidente già ad inizio racconto, ma di piacevoli visione ... ed ascolto, grazie ad una vivace colonna sonora curata da Elmer Bernstein. Un dignitoso congedo dal set del grande John Wayne !
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