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Il mucchio selvaggio

Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film

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La recensione su Il mucchio selvaggio

di steno79
10 stelle

"Il mucchio selvaggio" è un capolavoro assoluto del genere "western revisionista" e della filmografia di Sam Pechinpah. Aperto e chiuso da due lunghe sequenze di sparatorie, piuttosto cruente ma per nulla compiaciute, è un film che polverizzò molte convenzioni sull'uso della violenza al cinema, accolto in maniera controversa alla sua uscita ma in seguito promosso meritatamente al rango di classico. Peckinpah sostenne che aveva diretto il film perchè "era molto arrabbiato contro tutta una mitologia hollywoodiana, contro una certa maniera di presentare i fuorilegge e i criminali, contro il romanticismo della violenza. Il mucchio selvaggio è un film sulla cattiva coscienza dell'America". Emanuela Martini ne ha parlato come della "Corazzata Potemkin" del cinema contemporaneo, riferendosi al carattere estremamente frammentato e innovativo del montaggio, con ampio ricorso alla slow-motion ma anche ad immagini montate con frammenti brevissimi, ma il film è eccezionale anche nella tenuta narrativa (due ore e un quarto senza un attimo di stanchezza) e nella sostanza dei contenuti (inno alla solidarietà e all'amicizia virile, netta presa di posizione ideologica a favore dei "desperados" messicani contro i detentori di un potere corrotto e sanguinario, rappresentati dal generale Mapache). E' un film emozionante, pervaso da un afflato romantico non privo di venature anarchiche, ricco di sequenze splendidamente girate (una per tutte: l'assalto al treno carico di munizioni). Nel cast spicca un invecchiato ma convincente William Holden, commovente quando pronuncia la battuta "Let's go", invitando i suoi uomini a seguirlo nella sua marcia verso la morte, ma restano significative anche le interpretazioni di Ernest Borgnine, Warren Oates e del regista messicano Emilio "Indio" Fernandez, straordinaria maschera della tirannia e dell'avidità, nonché di un Robert Ryan anch'egli in età matura, ma di forte intensità. Davvero bellissimo anche nei suoi accenti crepuscolari che non possono non fare pensare al cinema di Sergio Leone, "The wild bunch" è il compendio e il risultato più alto di una singolare personalità d'autore che ebbe un rapporto travagliato con i produttori, ma che in questo caso, se si escludono alcune scene tagliate che sono state reintegrate in seguito, ebbe la possibilità di imprimere sullo schermo in maniera indelebile la sua personale visione di una società allo sbando dove però sopravvivono i valori di fedeltà al gruppo e di solidarietà verso i diseredati.

Voto 10/10

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