Regia di Frank Capra vedi scheda film
Un Capra un filo meno efficace che in altre pellicole, ma sempre comunque con quella visione roosveltiana di un positivismo che alla fine, nel bene e nel male, ha il sopravvento su tutte le piccolezze umane
E' un Frank Capra più classico del solito quello di "Mister Smith va a Washington", film che senza troppe perifrasi prende di mira un certo modo di fare politica più per tornaconto personale che per il raggiungimento del bene comune. Per farlo si avvale di un giovane James Stewart, capo dei boyscout che viene mandato in Senato come una pedina da manovrare a proprio piacimento da chi lo sponsorizza. Tuttavia la tenacia e l'onestà finiranno per portarlo ad uno scontro frontale con i suoi mentori che, pur di non trovarselo contro, faranno di tutto per infangarne la credibilità. Con una sceneggiatura impeccabile, giustamente premiata con l'Oscar, Capra riesce a costruire un film che è quanto di più roosveltiano possibile, con tanto di una fideistica (e forse un pò ingenua) aspirazione a che l'onestà e la meritocrazia, nel suo spirito più puro, abbiano il sopravvento sul malaffare ed il clientelismo affaristico. Un film che riesce a condensare comunque il suo modo sotanzialmente dogmatico di fare cinema riuscendo a trasmettere messaggi positivi ed ottimistici ad un'Amercia che, in quel periodo, ne aveva un disperato bisogno.
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