Regia di Otto Preminger vedi scheda film
Un confuso caso di omicidio, dove di certo c'è solo il morto, raccontato da Preminger con precisione e maestria. Due ore e quaranta di film, e zero minuti di noia.
Si tratta di un appassionato film processuale, diretto da Preminger con fluidità ed essenzialità, in modo tale che la regia quasi non si vede, anche perché è priva di vezzi autoriali, o anche solo di tecniche elaborate di ripresa o montaggio. Cionondimeno, la mano del regista è ferma, il ritmo ben controllato, e la visione risulta appassionante e interessante.
Quando lo vidi tanti anni fa, pensai che alla fine non venisse chiarito come siano andate le cose, cosa sia veramente successo in quel fattaccio di sangue. Oggi, però, pensandoci meglio, dico di sì. Beninteso: non viene spiegato tutto, e alcuni dettagli restano non chiari, ma non è troppo difficile farsi un quadro generale dell'accaduto. Questa indeterminatezza è un'allusione alla natura dei personaggi, che sono tipi da cui è difficile cavare la verità chiara e tonda, e spesso quello che dicono è un groviglio inestricabile di verità e menzogna. Quindi, tenendo conto del contesto e filtrando le loro dichiarazioni, secondo me, si capisce.
Tutti gli attori sono bravi: il solito affidabilissimo James Stewart, un giovane ma già convincente Ben Gazzara, e una bellissima Lee Remick, che interpreta molto bene la moglie furba, opportunista e infedele che vediamo. Sono entrambi i personaggi ad essere furbi, a recitare, ingannare la giustizia e l'avvocato in buona fede, che pure infine trufferanno!
L'intero contesto dell'omicidio è in realtà un guazzabuglio di passioni morbose, malafede, segreti imbarazzanti, ed errori sommati l'uno all'altro; prima o poi l'insieme non può che produrre un frutto mortale.
*** ANTICIPAZIONI SULLA SOLUZIONE!!! ***
Ecco, dunque, la mia ricostruzione. La moglie, una sciacquetta infedele e in continua agitazione, va al locale da sola, mentre il marito – tanto geloso quanto poco accorto – dorme! Oltre a ciò, egli in generale la trascura. Nel locale lei provoca il gestore del bar, i due si appartano, quello procede troppo per le spicce, lei si ribella. O chissà se si ribella, se quei lividi non li abbia ricevuti invece dal marito... Comunque, questi irrompe sulla scena e fa giustizia sommaria, che pare più reazione esagerata che delitto d'onore, o atto inevitabile per proteggere la donna. Non poteva, infatti, assestare un ceffone alla moglie e un pugno al gonzo eccitato? Certo, ma proprio qui emerge il carattere iracondo e vendicativo di un uomo che inevitabilmente porta una parte non piccola di responsabilità per quanto accaduto. E i due mascalzoni, fattala franca su tutti i fronti, tagliano poi la corda.
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