Regia di Josef Von Sternberg vedi scheda film
La serie di sette lungometraggi diretti da Josef von Sternberg e interpretati da Marlene Dietrich rimane una delle più prestigiose della Storia del cinema, e fu inaugurata nel 1930 da "L'angelo azzurro", che rimane forse il più bello di tutti e un capolavoro assoluto. Nello stesso anno, il 1930, Marlene e il suo Pigmalione si spostarono ad Hollywood e produssero "Marocco", che fu un grande successo al box office e rimane film ugualmente prestigioso, anche se meno acclamato del precedente. Il film racconta la storia di Amy Jolly, una cantante di cabaret che si trova in Marocco e viene ad essere contesa fra due uomini, il legionario americano Tom Brown, aitante e adorato dalle donne, per cui Amy prova una vera attrazione, e il ricco gentiluomo francese La Bessiere, che la corteggia pur capendo di non essere davvero ricambiato, ma Amy finisce per trovarsi indecisa, poiché il bel legionario sembra voler restare indipendente.
Tratto da un romanzo di Benno Vigny intitolato "Amy Jolly, die frau aus Marrakech", anche se i titoli di testa dicono "from the play Amy Jolly", il film è uno dei melodrammi atmosferici del regista, basato più sulla strepitosa resa visiva della fotografia di Lee Garmes e dei suoi affascinanti chiaroscuro in bianco e nero, che non sulla verosimiglianza della trama, dove i personaggi sono le pedine di una rappresentazione volutamente stilizzata, irrealistica, tipicamente sternberghiana nell'esplorazione di una passione irrazionale, misteriosa. Il film fu accolto positivamente, come dicevamo, e in America fu proiettato prima de "L'angelo azzurro", ricevendo anche quattro nomination all'Oscar fra cui l'unica dell'intera carriera per Marlene Dietrich, sensuale e carismatica come Amy, anche se certamente non alla prova più matura del suo percorso di attrice.
Secondo Morandini il film è "incantevolmente e perversamente stupido", ma a mio parere contiene diverse sequenze e momenti che possono rientrare in un'ideale antologia sternberghiana, soprattutto la scena in cui Marlene canta vestita con uno smoking e cappello a cilindro e bacia in bocca una donna, alquanto scandalosa per l'epoca, oppure certe baruffe con il legionario, dove la "chimica" di lei con un giovane Gary Cooper è decisamente notevole, oppure il finale in cui si arrende al suo sentimento e si unisce ad un gruppo di concubine che inseguono i soldati nel deserto. Pur non arrivando alle vette di compiutezza stilistica dell'Angelo azzurro o dell'Imperatrice Caterina, "Marocco" si raccomanda per la forte iconicità di una rappresentazione che gioca sull'artificio anticipando di parecchi anni "Casablanca", un film volutamente "finto", ma capace di fare sognare lo spettatore proprio a partire da queste coordinate estetiche.
Voto 8/10
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