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Il concerto

Regia di Radu Mihaileanu vedi scheda film

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La recensione su Il concerto

di luisasalvi
8 stelle

Brežnev diffidava in particolare degli ebrei che spesso si erano espressi su questioni sensibili e avevano parenti all'estero in grado di diffondere le loro idee. È per questo che Brežnev ha scacciato i musicisti ebrei dall'orchestra del Bolchoj, insieme ai russi che li hanno difesi. Allo stesso modo, il regime temeva i gitani, e le minoranze in genere, che non si sommettevano alla sua autorità. Di fatto i gitani non hanno mai obbedito agli ordini in alcun paese: sono gli esseri umani più liberi della terra. Ho voluto descrivere tra le righe questa realtà. Per contro, ho cercato di mostrare che un gesto di per sé insignificante, come il licenziamento di un direttore d'orchestra e di alcuni musicisti ebrei, può generare un trauma terribile in tutta una generazione che può impiegare anche trent'anni a riprendersi. È il caso di molti destini spezzati di persone originarie dei paesi dell’Est.
(da un’intervista di Mihaileanu riportata in www.wuz.it)
La vicenda del film, pur volutamente assurda e impossibile, si ispira a due fatti veri, il licenziamento improvviso e ingiustificato dal teatro Bolshoi di un direttore d' orchestra e il tentativo di una finta orchestra del Bolshoi di esibirsi a Hong Kong.
La vicenda è immaginata nel momento presente, nel 2009. Trenta anni prima il grande direttore d’orchestra Filipov (Guskov) stava per realizzare il suo sogno, l’esecuzione, al teatro Bolshoi di Mosca, del Concerto per Violino e Orchestra di Tchaikovsky, ma arriva l’ordine di licenziare tutti i musicisti ebrei. Filipov anticipa la data della prima esecuzione del concerto per poter utilizzare i suoi musicisti, ma l’esecuzione viene interrotta d’autorità; Filipov viene destituito dal suo incarico e resta al Bolshoi come addetto alle pulizie; i musicisti ebrei sopravvivono facendo umili lavori di ogni genere.
Il concerto di Tchaikovsky è uno dei principali protagonisti del film (come indica lo stesso titolo); è il caso di ricordare alcuni fatti relativi alla sua nascita e prima esecuzione: scritto con la collaborazione del violinista Kotek (in quel tempo amante di Tchaikovsky), che diede consigli sull’esecuzione tecnica e che avrebbe dovuto eseguirlo ma che alla fine non se la sentì di farlo; anche il grande Auer rifiutò di eseguirlo. Dopo la prima, finalmente eseguita a Vienna dopo tre anni e con molte difficoltà, il grande critico e teorico musicale Hanslick affermò: “alla fine del primo movimento il violino non suona, bensì raglia, stride, ruggisce. Anche l'Andante inizia felicemente, ma ben presto si trasforma nella descrizione di una qualche festa russa selvaggia dove sono tutti ubriachi e hanno volti triviali, disgustosi”. Credo che il regista abbia avuto presente questo giudizio nel progettare il film. Ma, essendo rumeno, ha scelto una festa tzigana anziché russa.
“la metafora del concerto, che parla dei rapporti fondamentali tra il singolo e la collettività, è insita anche nella scelta stessa del concerto che occupa la parte finale del film, il Concerto per violino e orchestra di ?ajkovskij.
Secondo me, alla base dell'attuale crisi, c'è proprio il rapporto tra il singolo e la collettività. Oggi constatiamo che abbiamo raggiunto il massimo grado di individualismo e che gli esseri umani si sentono in una situazione precaria rispetto al mondo: vorrebbero mantenere i diritti fondamentali dell'individuo, tornando tuttavia a una società più solidale. E mi sono reso conto che quel concerto di ?ajkovskij non potrebbe essere armonioso se il violino e l'orchestra non fossero complementari. Se il violino non suona bene, l'orchestra va per conto suo e viceversa, i due elementi sono indissociabili. La crisi dimostra con forza l'importanza di questo binomio: il legame tra individuo e collettività deve essere molto solido e, per trovare l'armonia e il benessere, bisogna cercare di suonare il più possibile all'unisono."
(sempre da un’intervista di Mihaileanu riportata in www.wuz.it)
Sono passati trenta anni; un giorno facendo le pulizie nello studio del direttore del Bolshoi Filipov vede arrivare un fax con cui il Théâtre du Châtelet invita l’orchestra del Bolshoi a suonare a Parigi. Da molti anni, il Teatre du Châtelet ospita la cerimonia di premiazione del Premio César per il cinema; il regista deve aver tenuto presente anche questo fatto…
Filipov decide di tentare il colpo: si porta via il fax e decide di venire a Parigi con il suoi vecchi musicisti; propone il concerto di Tchaikovsky; inoltre chiede che il primo violino sia la giovane ma già celebre Anne-Marie Jacquet (Laurent); questa ha sempre sognato di suonare quel concerto, e ha sempre avuto come mito l’esecuzione interrotta fatta da Filipov trenta anni prima… al tempo in cui lei nasceva… Anche Filipov nutre un segreto amore e ammirazione per lei, di cui ha tutti di dischi. Si intuisce un misterioso legame che poco per volta si chiarirà, durante l’esecuzione finale del concerto.
Dapprima Anne-Marie rifiuta, ma quando scopre che si tratta di suonare con l’orchestra del Bolshoi accetta senza condizioni.
La raccolta dei musicisti, il loro arrivo a Parigi e i loro sbandamenti sono condotti sullo stile di Train de vie, con la differenza che nel primo film le assurdità sono spiegate alla fine con il fatto che tutto è stato un sogno del protagonista, mentre qui è … un sogno del regista.
Mélanie Laurent, l’attrice che interpreta la violinista Anne-Marie, la cui parte è molto importante nella lunga rivelatrice scena finale del concerto, ha dovuto prendere lezioni di violino a lungo per poter muovere in modo credibile almeno l’archetto con la mano destra; lezioni date dalla stessa violinista che ha interpretato la colonna sonora del film, Sarah Nemtanu, franco-rumena, solista de l’Orchestre national de France. I movimenti della mano sinistra, ben più difficili da imparare, sono invece stati doppiati, ma da un’altra violinista dell’orchestra e non da Nemtanu (“car j'avais des mains trop grandes pour celles de Mélanie, et pas la même couleur de cheveux”) (da un’intervista a Le Figaro del 25-05-2010).
Mélanie Laurent nello stesso anno 2009 ha interpretato un altro ruolo importante in Bastardi senza gloria di Tarantino; in entrambi il personaggio ha rischiato da giovane la morte in persecuzioni contro gli ebrei, in uno da parte di Brežnev, nell’altro di Hitler, e si ritrova anni dopo a realizzare il riscatto o vendetta in un importante teatro di Parigi…
La colonna sonora del film è curata da Armand Amar, con sue musiche originali (fra cui una ispirata al tema di Gayaneh di Khatchatourian); ma i titoli di testa sono accompagnati dal concerto 467 di Mozart (per pianoforte; ma inizia con un dolce tema del violino, poi ripreso dal pianoforte).
In una divertente scena, mentre la celebre violinista viene in teatro per le prove e non ci sono i concertisti, uno fa irruzione in teatro con un gruppo di gitani incontrati a Parigi, le prende il violino con cui suona una danza gitana, scandalizzando, ma subito dopo esegue con maestria l’ultimo dei 24 capricci op 1 di Paganini (non citato neppure negli articoli che parlano della colonna sonora del film), facendo cambiare atteggiamento alla violinista.

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