Regia di Terry Gilliam vedi scheda film
Dopo aver visto The Imaginarium of the Doctor Parnassus, all'anteprima del Festival Internazionale del Film di Roma, ho pensato che Terry Gilliam è per me il cinema, come lo sono Tim Burton, Quentin Tarantino o Alfred Hitchcock. Nomi che hanno poco o nulla in comune se non la capacità d'inventare e creare illusioni. Forse, per me, il cinema è soprattutto illusione e il film di Gilliam è stato un fantastico viaggio in una favola dove il bene e il male si confrontano sul terreno comune della vita e dove, come in tutte le fiabe che si rispettino, il lieto fine giunge a consolare delle perdite subite.
E questo è ancor più vero se si pensa che la perdita è quella prematura di Heath Ledger, protagonista del film, al quale Gilliam ha regalato l'immortalità.
La storia del film rielabora il mito di Faust e del diabolico patto, in un'alternanza di scommesse alle quali il Dr. Parnassus non riesce a sottrarsi. Il male e il bene si mostrano nella loro interezza e il diavolo non è poi più malefico di chi accetta le tentazioni. Alla fine l'amore, incarnato dalla bella figlia di Parnassus, trionferà. E la bimba, diventata donna, riuscirà a interrompere la spirale di ricatti affettivi che le precludeva la via del cuore.
Il vero Doctor Parnassus è Terry Gilliam il quale, nonostante l'ennesima disgrazia che ha funestato il suo set dopo il disastro di Don Chisciotte (Lost in La Mancha), è riuscito a regalarci un film che fa sorridere e sognare. Pieno di colori e scenari bizzarri, il mondo di Gilliam sembra essere stato disegnato e costruito con il cartone e le matite colorate, proprio come farebbe un bambino.
Ed è un eterno bambino quello che ha sfilato sul tappeto rosso dell'Auditorium, applaudendo i ragazzi che lo hanno accolto indossando la maschera che Heath porta nel film. Mai stanco di sorridere, firmare autografi e farsi fotografare, il regista ha ricordato in conferenza stampa il carisma e la saggezza del 'suo Heath' dicendo che, pur non avendo ancora compiuto 29 anni, quando è morto ne aveva 247.
Nel ruolo di Tony Sheperd, l'attore conferma la sua eclettica bravura, già vista in Brokeback Mountain e ne Il cavaliere oscuro, facendoci rimpiangere ancora una volta le emozioni che avrebbe potuto regalarci se non fosse scomparso ormai più di un anno fa. Una vera perdita per il cinema.
Un carismatico Parnassus. Ironico e disperato, come chi non riesce a rinunciare al proprio vizio. Grande attore.
Johnny Depp lascia il segno solo alzando un sopracciglio, e dei tre è quello al quale Heath somiglia di più, sia fisicamente che nella recitazione. Perfetto comunque e in qualunque ruolo.
Interpreta a meraviglia l'ambiguità del personaggio, nel bene e, soprattutto, nel male. Rappresenta in modo convincente il lato oscuro di Tony Sheperd/Heath.
Completamente a suo agio nei panni di un guitto, con tanto di occhi truccati da abbondante mascara, è l'attore di cui si poteva fare a meno. Non che non sia bravo, ma non è adatto a mostrare un lato della personalità del protagonista. Continua a sembrare l'androide di A.I. ...
Nota di merito al regista per averlo voluto nel ruolo del diavolo. Nessuno meglio dello stralunato cantante, infatti, avrebbe potuto impersonare con tanta ironia il malefico antagonista di Christopher Plummer.
Bravo!
Viso da bambola di porcellana, perfetta per il ruolo che interpreta con misura e ironia come fosse un'attrice consumata.
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