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Sans soleil

Regia di Chris Marker vedi scheda film

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La recensione su Sans soleil

di steno79
9 stelle

Scrivere una recensione su "Sans soleil" di Chris Marker è un compito particolarmente arduo, data la natura di "documentario poetico" o "film-saggio" dell'opera, che non è soltanto un film di non-fiction, ma una riflessione particolarmente complessa sulla memoria e su tanti altri argomenti che possono apparire affrontati quasi a casaccio, ma in realtà la scrittura diaristica di Marker ha (quasi) sempre una propria intima necessità, un ordine estremamente libero ma dettato da connessioni mentali che gli permettono di svariare dal Giappone e da molti aspetti storici, sociali e culturali del paese del Sol Levante ad altri paesi che poco hanno a che spartire come la Guinea Bissau e Capo Verde.

"Sans soleil" si presenta attraverso un elaborato resoconto di una voce femminile, che nella versione francese è quella della scrittrice Florence Delay (che ebbe anche un'unica esperienza come attrice con Robert Bresson come Giovanna d'arco), che riferisce allo spettatore le lettere di un tale Sandor Krasna, cameraman alter ego dello stesso Marker, nei suoi viaggi in Giappone e in Africa, con una tappa importante a San Francisco. Il commento in voce off accompagna le immagini di Marker come una sorta di flusso di coscienza, descrivendo usi e costumi giapponesi, aspetti folkloristici o religiosi, l'inevitabile conflitto fra tradizione e modernità, digressioni storiche (Sei Shonagon o la figura di Cabral per i paesi africani), riflessioni che appaiono di natura prettamente filosofica sul ruolo fondamentale del ricordo, il dissidio fra apparenza e realtà, l'illusione della felicità, la barbarie del potere, l'alienazione e tantissimi altri spunti. In tutta sincerità, a tratti può risultare difficile seguire la voce narrante quando va su argomenti non proprio universalmente conosciuti, oppure propone considerazioni di carattere speculativo che obbligano a riascoltare più di una volta per poter approfondire, ma la densità e la ricchezza di prospettive di questo flusso di coscienza appaiono perfino frastornanti, in ogni caso tali da garantire al film un rilievo pressoché unico nel cinema "non fiction" degli ultimi cinquant'anni, e comunque un'originalità davvero eccezionale. 

Dunque un film difficile, ostico, per certi versi respingente, molto più articolato rispetto a "La jetee", visivamente straordinario nella mescolanza di scene girate appositamente da Marker nei paesi menzionati e di brani presi da filmati di repertorio o immagini rielaborate e "distorte" grazie alla tecnica cinematografica. Con un omaggio appassionato all'Hitchcock di "Vertigo", assimilato con intelligenza alla riflessione sulla memoria e sulla caducità dell'esperienza terrena, con salti e brusche interruzioni che possono anche disorientare, "Sans soleil" è opera eminentemente intellettuale, volendo anche compiaciuta di una certa ridondanza, un film che non cerca mai scorciatoie e soluzioni standardizzate, ma resta, nonostante tutto ciò, un film geniale. Più volte classificato fra i migliori film della Storia del cinema in sondaggi prestigiosi, accolto con lodi dalla critica ma anche con alcune perplessità, "Sans soleil" merita di essere conosciuto anche da noi, dove la figura di Marker è stata sempre piuttosto trascurata, e rimane un esempio fulgido di cinema antinarrativo, sperimentale e poetico.

Voto 9/10

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