Regia di Adolfo Lippi vedi scheda film
Potere della prospettiva. Se analizzato come film, questo Via del Corso, di tale Adolfo (sic.) Filippi, alla sua unica (credo) regia, vale quanto Teomondo Scrofalo nella storia dell'arte. E' puzzolente tutto: regia, montaggio, dialoghi, scelta degli attori. Quindi mi allineo con la media delle recensioni che ho letto sul web e che mi hanno giustamente fatto avvicinare a questa pellicola con un'aspettativa pari a zero. Qual'è il problema dunque? E' che quando si sfonda il muro del trash in maniera così sonora (alla pari di un Panarea qualsiasi) si è talmente disarmati da tanta incapacità che il pulsante guilty-pleasure comincia a lampeggiare vorticosamente. Ribadito dunque che come film siamo a livelli di denuncia, debbo ammettere che mi ha divertito assaj. Ci sono troppe coglionate per non dargli almeno una guardata: i coattoni che vengono pestati da 2 secchi norvegesi, la Chiatti in lingerie pazzesca che si concede, appena maggiorenne ad un ciccione depresso, sudato e con tanto di collare, il bungee-jumper "Cecio" che allunga troppo la corda e si spatascia al suolo ed una sequela pressochè infinita di dialoghi assurdi (tral'altro occorre fare i complimenti al Filippi nella scelta delle attrici protagoniste, neanche lontanamente romane). In definitiva robaccia inqualificabile, ma per gli amanti del trash (specie se magari nostalgici dei primi 2000 in quanto ora 30-40enni) un'oretta e mezza a vedere sto scempio si può perdere tranquillamente (Laura Chiatti senza reggiseno tutto il tempo la buttiamo via?). Voto 3 a esser generosi.
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