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La promessa dell'assassino

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

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vincenzo carboni

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La promessa dell'assassino

di vincenzo carboni
10 stelle

Un film cronemberghiano al suo grado più alto, questo del regista canadese, dove il corpo vuole spogliarsi della sua fragilità, per addivenire a potenza in grado di rivaleggiare con Dio, seppure dal versante del male. Se Semen (il capo dellas Vor) di fatto è una figura di anticristo, la bambina data alla luce appena in tempo dalla prostituta adolescente, è Cristo redivivo e femmina (Cristina), colei che viene al mondo per combattere un demone maligno, colui che di fatto ha ucciso sua madre dopo averla stuprata, e che è il suo stesso padre naturale. Cristina è il nome che Anna Chitrova, una levatrice inglese di origini russe, le darà dopo aver assistito al suo parto, dopo essere stata "crecefissa" al corpo di sua madre. Cristina per muovere la sua battaglia ha bisogno di un Angelo. Il primo è Anna stessa, che muove il fronte dal versante del Bene, della civiltà, della luce, della razionalità hobbesiana; il secondo è un oscuro autista della famiglia di Semen, quest'ultimo all'apparenza il titolare di un ristorante, in realtà capo di una potente mafia russa. L'autista è Nikolai Lužin, anche lui di origine russa, compassato, con una perenne smorfia di nobile nausea sul viso, perchè autista, perché servo, certo, ma anche perchè deve dissimulare di essere in realtà un infiltrato, allo scopo di guadagnarsi la fiducia di Semen e il figlio di lui, Kirill. Anna si imbatte nell'autista quando - sulla scorta di un diario della ragazzina morta - scopre un collegamento col ristorante di Semen. Ma ora basta proseguire con la storia, anche se sarà inevitabile che continui in parte a svelarla. Parliamo della simbologia di questo film, cominciamo con la moto di Anna, una vecchia BMW bicilindrica, eredità russa di suo padre, la stessa moto che i postini nel villaggio di Nikolai usavano per spostarsi. È il simbolo della patria lasciata alle spalle, dell'infanzia in un villaggio, abbandonato probabilmente dopo la caduta dell'URSS per guadagnare un paese dove il diritto e la legalità potessero scongiurare una condizione primitiva, quel “bellum omium contra omnes” che vige negli stati totalitari. La BMW è il luogo in cui Anna e Nikolai si incontrano. Lui la soccorre quando la moto non riparte dopo un'acquazzone, la ripara, gliela riporta, portandogli anche l'indirizzo dei genitori della ragazzina morta, a cui consegnare loro nipote. Ma perché riconsegnarla? Un misero villaggio presso Petroburgo non è un buon posto, specialmente per una bambina. Chi è Nikolai? Se lo chiede Anna, chiedendosi altresì se può fidarsi di lui. Altra simbologia: l'Angelo. Nikolai è il katekon di cui parla Paolo di Tarso nella seconda lettera ai Tessalonicesi, in grado di frenare l'avanzamento dell'anticristo. Per farlo deve prendere il posto di Semen, e dalla sua pozione di potere, frenare l'avanzamento del male, ma strandovi dentro. Nella scena del bordello di Semen, Kirill vuole che si scelga una puttana, vuole vederlo scopare per essere sicuro non sia una checca. Ne sceglie una, quella con lo sguardo più spaventato. La scopa (non può non farlo, per non tradirsi) al cospetto di Kirill. Rimasto solo con lei le chiede nome, luogo, villaggio di nascita; le lascia delle banconote e una immagine della Vergine Maria di Kazan, conosciuta anche come la Vergine Nera. L’angelo l’ha scelta lasciando dentro di lei il suo seme, l'ha scelta per salvarla, per darle una opportunità. Pochi giorni dopo la polizia farà irruzione nel bordello per portare via solo lei. Lo scherno di un femminile reso schiavo, è funzionale a un maschile che vuole ergersi a Dio negativo. Le stelle tatuate sulle ginocchia, stanno a significare che un affiliato "non si inginocchierà mai di fronte a nessuno". Il Dio misericordioso di Anna (un Dio-checca, direbbe Kirill) è quello che si lascia crocifiggere, come è accaduto per la ragazzina, senza rinunciare però alla giustizia per la quale la caccia a Semen è condizione per la sopravvivenza di sua figlia, nata da madre assassinata. Sarà Nikolai a subentrare per proteggere la bambina dalle ritorsioni, ora che Anna ha deciso di adottarla. "Matrioska maya" le sussurra dolcemente Anna, inoltrandola all'umano, avendo sulle spalle l'eredità di morte di sua madre, che peserà sempre sulla sua vita, a meno che la speranza di una qualche civiltà, non possa alleviarne il giogo. Un film splendido per quanto complesso è il gioco di rimandi teologico-politici, non solo con il razionalismo inglese, ma con il nuovo testamento, con un Cristo femmina (Cristina) a caricarsi su di sé il riscatto di sua madre e dell’umanità intera, con l’aiuto di poveri angeli incarnati, a proteggerla dai demoni.

 

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