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Crank

Regia di Mark Neveldine, Brian Taylor vedi scheda film

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La recensione su Crank

di barabbovich
6 stelle

Ah, il cuore, quanti problemi può dare. Nel caso di Chev Chelios (Statham) la questione vale il doppio, visto che a quelli sentimentali si aggiungono quelli coronarici. Già, perché Chev ha deciso di piantare la sua professione di killer su commissione per rifarsi una vita con la neo fidanzata (Smart). Ma la cosa non è piaciuta affatto ai suoi committenti i quali, per dargli una lezione, gli hanno iniettato una droga cinese che manderebbe al creatore un cavallo. Che è certamente più facile da domare di Chev, che per tutto il film va alla ricerca dell’antidoto che possa ristabilizzare il battito cardiaco.

I registi Mark Neveldine e Brian Taylor esordiscono con un film dal ritmo indiavolato e dallo spirito fracassone, nel quale non c’è un attimo di respiro nel tentativo forsennato e adrenalinico del protagonista di rimettersi in sesto e, al contempo, vendicarsi dello sgarbo. Più che un film, una maratona chimico-visiva in cui Chev salta da un estremo all’altro del ridicolo con la naturalezza di chi prende il caffè al mattino. Red Bull, cocaina, amplessi in mezzo alla folla, pugni volanti e defibrillazioni improvvisate diventano il carburante narrativo di un’opera che fa del nonsense il suo miglior alleato. Tra scene splatter, larghissimo uso di grandangoli e macchina a spalla, fotografia polarizzata e ipersatura, split screen, sottotitoli invasivi e perfino mappe cittadine, il film vola via in un attimo (appena 85 minuti), lasciando l’impressione che i due registi abbiano puntato tutto sulla forma, dimenticando non dico i contenuti, ma almeno la trama. Ma forse è proprio questo il punto: Crank non pretende di raccontare, vuole travolgere, come un videogioco impazzito che ha perso il joystick ma non la voglia di strafare. Comunque raccomandabile a chi piace il genere e a chi, per una sera, preferisce la tachicardia all’introspezione.

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