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Intrigo internazionale

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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La recensione su Intrigo internazionale

di steno79
10 stelle

VOTO 10/10  Tra i grandi film di Hitchcock, "Intrigo internazionale" resta uno dei più godibili e uno dei più efficaci nella costruzione del meccanismo della suspense. Privo delle connotazioni filosofico-esistenziali che contribuivano alla grandezza del precedente "La donna che visse due volte", tocca però delle vette assolute nell'ambito di un entertainement allo stato puro, un thriller spionistico e di inseguimento senza fronzoli intellettuali, che si pone allo stesso tempo come una sorta di compendio di tutto il cinema realizzato in America dall'autore. Opera labirintica, costruita su continue rotture di tono e su un ritmo mozzafiato, contiene molte sequenze da antologia: le più citate restano quelle dell'attacco da parte dell'aereo in un campo di grano e quella finale sul monte Rushmore, ma io citerei anche l'assassinio alle Nazioni Unite, l'intermezzo da commedia sofisticata sul treno e la scena dell'asta in cui Cary Grant si fa arrestare per non finire nelle grinfie dei suoi persecutori. In termini spettacolari, un film eccezionale che ha influenzato molto cinema a venire (fra gli altri, sicuramente lo Spielberg de "I predatori dell'arca perduta"), anche se gli epigoni di Hitchcock, in generale, tenderanno ad abusare con gli effetti speciali e non riusciranno a ritrovare la genialità del montaggio del Maestro. Cary Grant è al meglio della sua forma recitativa e viene adoperato soprattutto sui registri brillanti che da sempre ha saputo modulare con grande talento; Eva Marie Saint è un archetipo della bionda di ghiaccio tipica delle opere della maturità del regista, e James Mason è un cattivo da Oscar, qui in una partecipazione da comprimario, ma assolutamente incisiva. Splendida partitura di Bernard Herrmann, come al solito, ottima fotografia a colori, pregevole sequenza di titoli di testa a cura di Saul Bass. Un classico del cinema, e la sua fama è meritata al cento per cento: inutili i tentativi di un certo revisionismo critico di rimproverargli l'artificiosità della trama o le incongruenze presunte della sceneggiatura scritta da Ernest Lehman, tutto ciò finisce per non contare assolutamente nulla di fronte ad un meccanismo registico perfettamente funzionante in ogni suo minimo aspetto, che tiene sempre in evidenza le aspettative del pubblico, ma che lo ripaga con la genialità e l'iconicità che appartengono solamente al cinema più grande.

 

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