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In nome del popolo italiano

Regia di Dino Risi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su In nome del popolo italiano

di axe
8 stelle

Mariano Bonifazi, onesto e solerte magistrato, si trova ad esaminare il caso di Silvana, una giovane trovata morta nel letto della sua abitazione. Apprende che la ragazza è stata una prostituta di alto bordo e che tra le sue più recenti frequentazioni ricorre il nome do uno spregiudicato industriale e "palazzinaro", Lorenzo Santenocito, già nel mirino della procura per abusivismo edilizio, ecoreati ed altro. Convinto che il colpevole sia l'imprenditore, il quale, effettivamente, mostra di avere qualcosa da nascondere, il magistrato indaga con pervicacia. Dopo averne ottenuto l'arresto, entra in possesso di una prova che lo scagiona; ciò spiazza Bonifazi, ma non lo induce a far rilasciare Santenocito. Dino Risi offre uno spaccato della società italiana del suo tempo - e non solo - in chiave satirica e con una punta di amarezza; oggetto della sua critica sono non solo il perbenismo borghese, la mancanza di scrupoli di certa imprenditoria, l'ipocrisia del "bel mondo", ma anche le umane debolezze del singolo, di ogni singolo, compreso l'apparentemente integerrimo protagonista. Mariano Bonifazi "inciampa" più volte nelle conseguenze delle spericolate azioni dell'imprenditore Santenocito; finisce, pertanto, per avere una cattiva opinione del personaggio. Trovandosi ad indagare sulla morte di Silvana, apprende dai genitori che ella realizzava gran parte dei suoi guadagni prostituendosi; scopre che s'intratteneva  anche con Santenocio. Dunque, Bonifazi, a causa dei pregiudizi - ampiamente motivati - trova un colpevole perfetto. Ogni sua azione è volta alla ricerca di una prova che consenta d'"inchiodare" Santenocito a quelle che ritiene essere le sue responsabilità. L'imprenditore, messo alle strette, nega con fermezza d'essere responsabile per la morte della donna; eppure, non è in grado di fornire alibi, ed anzi cerca di fabbricarne alcuni, anche con mezzi abbietti, dando dunque prova della sua bassezza morale. Ogni tentativo che egli compie per sottrarsi al magistrato rinvigorisce gli sforzi di quest'ultimo, il quale infine riesce a far arrestare Santenocito. Il fato vuole, tuttavia, che egli, subito dopo, entri in possesso di documentazione - appunti della ragazza deceduta - in grado di permettere, oltre ogni ragionevole dubbio, una corretta ricostruzione degli eventi. Silvana è morta suicida; dalle sue spiegazioni, non emerge la responsabilità di questo o quel soggetto, bensì di tutti coloro che l'hanno resa la persona che è, privandola della speranza, di quanto di buono poteva giungerle dalla vita, di una possibilità di redenzione. Ella si prostituisce con il placet dei genitori, due parassiti che vivono delle sue rendite; è stata avviata agli studi con l'esclusivo scopo di raffinarne la cultura, a vantaggio della "professione"; le è stato impedito di vivere un amore normale. Tutto ciò, probabilmente, sarà conosciuto solo dal magistrato, poichè egli brucia le carte. Non solo i genitori, non solo lo sfruttatore, non solo la facoltosa "clientela"; anche Bonifazi oltraggia questa povera vittima di una società borghese ipocrita ed egoista, negando che la verità circa le reali responsabilità della sua morte siano rese pubbliche e preferendo far condannare un, benchè responsabile di mille altri misfatti, innocente. Cosa spinge a ciò il protagonista ? Forse la vergogna connessa al dover ammettere un grave errore giudiziario; il riconoscere che, circa il suo essere prevenuto, Santenocito ha ragione; o anche, il voler fare giustizia ... oltre la legge. Le remore di Bonifazi svaniscono; trovandosi nel mezzo di caotici festeggiamenti a seguito di una vittoria della nazionale di calcio, egli, probabilmente, pensa che la nazione, il "popolo italiano", non meriti la verità. I due protagonisti hanno interpreti d'eccezione. Ugo Tognazzi è il magistrato Bonifazi, conoscitore delle brutture del mondo non rassegnato a lasciarle correre. Vittorio Gassman è Lorenzo Santenocito. Il regista lo tratteggia come un personaggio decisamente sgradevole; tronfio, traffichino, prepotente, infarcito di pregiudizi. Un colpevole ideale da dare in pasto ad una giustizia ondivaga ... ed allo spettatore. Merita di certo una condanna, ma per quanto ha fatto, non per ciò di cui lo si accusa. Silvana, personaggio chiave presente fisicamente in scena per breve tempo, ma personaggio chiave - molto diversa da come la si può immaginare secondo le ricostruzioni di altri soggetti - è interpretata da Ely Galleani. il film gode di un buon ritmo; i toni spesso sopra le righe degli attori, il voler a volte apparire per ciò che non si è, conferisce tinte grottesche alla narrazione. Alla satira s'accompagna una sottotrama "gialla"; il magistrato, benchè a senso unico, indaga in maniera classica, cercando ed ascoltando testimoni, effettuando collegamenti tra le informazioni ricevute, incalzando in prima persona il suo sospettato, il quale è costantemente sulla difensiva, nella vana speranza di potersi liberare dello zelante magistrato. Divertente, pungente, amaro nell'epilogo; un impietoso affresco di un'Italia afflitta da mali destinati a non guarire ... almeno entro il nostro tempo.

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