Regia di Joe Roth vedi scheda film
Non mi trovo d'accordo col giudizio espresso da Film.TV, ma comunque bisogna per forza di cosa applaudire l'affermazione sulle estati italiche del cinefilo medio, che sono quanto di più angosciante possa esserci. "Il colore del crimine", segnaliamolo subito, non è propriamente il film dell'anno, specie per ciò che riguarda l'aspetto del "far tenere incollato al -grande- schermo lo spettatore", tant'è vero che in più di un'occasione un'occhiatina all'orologio la si butta, accompagnata da uno stridulo "appena?", mentre il proprio collega di visione è combattuto tra il prendere un altro pacco di pop corn e il posizionarsi meglio sul sedile del cinema.
Se Samuel Jackson fa sempre la sua bella figura, ciò non si può dire, ahinoi, di Julianne Moore, la cui interpretazione risulta esasperante piuttosto che esasperata: in diversi momenti della pellicola ci si chiede "ma quand'è che ingrana, 'sta donna?".
La trama è comunque accattivante: la protagonista (suddetta Moore) afferma che le hanno rapito il figlioletto. Ad aiutarla ci pensa l'agente Samuel Jackson, in un'area dove la popolazione, quasi totalmente di colore, viene costantemente trattata alla stregua di animali da parte della polizia (ovviamente composta da bianchi).
Ciò che mi permette, personalmente, di ritenere l'opera di Joe Roth perlomeno sufficiente, è il fatto che "Il colore del crimine" riesce a esprimere una crudezza e un'angoscia devastante, due elementi che in pellicole del genere risultano comunque essenziali. E le sequenze di Jackson impotente di fronte all'inevitabile scontro finale, mentre osserva l'ultimo baluardo di innocenza svanire per sempre, è quanto di più toccante possa esserci.
Nulla di particolare da segnalare.
Convince.
Buona prova.
Interessante.
Sinceramente, la sua interpretazione lascia parecchio a desiderare.
Risolleva le sorti del film.
La regia risulta piuttosto nella norma.
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