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Baba Yaga

Regia di Corrado Farina vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Baba Yaga

di zardoz35
8 stelle

Un film quasi unico nel suo genere, che ha avuto una storia molto travagliata, passando per censure, tagli e tribunali, ma col trascorrere del tempo è diventato un piccolo cult per gli appassionati. Intendiamoci, il regista Farina è sempre stato apprezzato più che altro come scrittore, ma dopo il successo del suo primo lungometraggio "Hanno cambiato faccia" pensò bene di cimentarsi in un secondo, che rimarrà anche il suo ultimo nel genere.
La pellicola mischia parecchi elementi e citazioni differenti. Basti pensare come viene presentata Milano, di giorno moderna ed efficiente, di notte antica e decadente. Ovviamente rifacendosi all'opera di Crepax, Farina si affida ad una trama un poco farraginosa, che inizia, chissà perchè, con una cerimonia di indiani metropolitani in un cimitero, nella quale si distingue un allora sconosciuto Franco Battiato, per poi proseguire sulle vicende della fotografa Valentina, corteggiata dal regista sinistroide e squattrinato Arno, ed insidiata, cerebralmente e fisicamente, dalla matura strega Baba Yaga, anche per mezzo della sua schiava, Annette. In mezzo, strisce del fumetto di Crepax che si sovrappongono alle immagini, idea riuscita, sequenze oniriche che ci riportano alla Prima Guerra Mondiale, musiche appropriate di Piero Umiliani.
Farina dopo avere realizzato il film si ritrovò la pellicola quasi smantellata dai tagli della produzione, cui si aggiunse l'opera della censura che oscurò un paio di scene di nudo frontale, lasciandone però intatte altre che tutto sommato erano molto più pruriginose.
Alla fine il regista vinse in tribunale, e con opera certosina, aiutato da Giulio Berruti, ricostruisce quasi per intero la pellicola. Una versione restaurata della stessa, uscita in DVD negli anni Duemila, restituirà anche quanto tolto dai tagli censori dell'epoca.
I generi abbracciati dal film sono parecchi, lo sfondo della trama è sicuramente gotico/dark, per continuare col post sessantottino, con un pizzico di horror, per arrivare ad evocare toni erotici e persino BDSM.
L'andamento della pellicola è piuttosto lento, vengono mostrate immagini apparentemente senza una continuità logica, la trama è piuttosto esile. Nella parte finale, il film si accende e movimenta, la strega e la sua ancella si mostrano senza veli, poi, e qui la censura nella sua logica bacchettona dell'epoca lasciò stranamente correre, Valentina viene sottoposta ad una autentica scena di dominazione sadomaso, prima assicurata polsi e caviglie ad anelli e cilindri vari sospesi, poi totalmente denudata e palpeggiata dalla strega, infine fustigata con violenza dall'ancella. Il finale ovviamente lo lascio in sospeso.
Un giudizio sugli attori. La Baker invecchiata ad hoc entra benissimo in parte creando un'atmosfera malata pregna di desiderio lesbico e di dominazione; Eastman non riesce ad incidere, rendendosi ridicolo in un improbabile accento veneto; la De Funes, nipote d'arte, non ha certamente il fisico della Valentina dei fumetti, ma recita benissimo con le movenze visive, perennemente stralunata, totalmente rassegnata e passiva alla mercè della strega dopo un breve moto di ribellione; la Galleani, bellissima e conturbante, allo stesso tempo schiava e mistress, non pronuncia mai parola, ma sfoggia un look avanti di almeno vent'anni con stivaloni, perizoma e borchie.
In conclusione si può affermare che Baba Yaga meriti una visione, senza attendersi chissà cosa, ma consapevoli di trovarsi di fronte una pellicola davvero originale, anche se si sarebbe potuto fare meglio, su diversi aspetti.

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