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Only You

Regia di Hakan Yonat vedi scheda film

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La recensione su Only You

di nibacco
7 stelle

A seguito di un tragico incidente stradale, Hazal perde la vista, ritrovandosi a dover affrontare una vita segnata da gravi difficoltà. Nonostante la sua disabilità, la giovane donna lavora per mantenersi, mostrando una straordinaria resilienza. Il destino, che le ha tolto tanto, le offre però un dono inaspettato: l’incontro con Alì, un ex pugile dal carattere riservato e dal passato oscuro. Alì, pur restio a parlare di sé, si rivela gentile e premuroso, conquistando la fiducia di Hazal. La loro amicizia si trasforma presto in un amore profondo, che riaccende in lei la gioia di vivere. Quando si apre la possibilità di un costoso intervento chirurgico per restituire la vista ad Hazal, Alì dichiara di avere da parte dei risparmi e la convince a sottoporsi all’operazione. Invece, per racimolare il denaro, torna a chiedere aiuto a un losco individuo del suo passato, accettando di combattere in incontri clandestini. Mentre Hazal, ignara di tutto, entra in sala operatoria, Alì intraprende un viaggio, senza la certezza di far ritorno.

 

Diretto da Hakan Yonat, Only You è il remake del film sudcoreano Always (2011), diretto da Song Il-gon. Forse per la sua natura di rifacimento o per il pregiudizio verso il cinema turco, spesso considerato poco mainstream, il film è stato accolto con freddezza dalla critica e sottovalutato dal pubblico. Le poche recensioni che ho letto si limitano a riassunti stringati della trama, trascurando il cuore emotivo della storia. Pur con qualche lacuna nella sceneggiatura e momenti narrativi che possono apparire poco credibili, il regista riesce a tessere una vicenda coinvolgente, che pone al centro il tema del riscatto personale. Alì, un uomo tormentato da un passato malavitoso e dai sensi di colpa, affronta un percorso di redenzione per riconquistare la propria dignità e offrire ad Hazal una vita migliore.

 

La narrazione è arricchita da scene suggestive, come quella in cui Hazal dondola su un’altalena appesa a un albero spoglio in mezzo all’acqua, spinta da Alì; un’immagine che trasmette fragilità e fiducia. Le note melodiose di un pianoforte accompagnano i momenti più intensi, amplificando l’emozione. La fotografia, di buon livello, cattura con delicatezza i contrasti emotivi dei protagonisti: il volto sereno e sorridente di Hazal si contrappone a quello di Alì, segnato dal dolore e dalla durezza della vita.

 

La recitazione dei due protagonisti è convincente e dona autenticità alla storia. La regia di Yonat, pur non priva di imperfezioni, riesce a esaltare i sentimenti e a rendere il film un’esperienza toccante. Intendiamoci, non è un capolavoro, ma non merita di essere liquidato come un’opera di scarso valore. Visione consigliata, soprattutto a chi ama le storie d’amore intense e le narrazioni che esplorano il sacrificio e la redenzione.

 

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