Trama
Mirela ha quarant’anni e vive a Rimini con il compagno e i due figli. Dietro di sé porta un passato mai del tutto affrontato: la sua infanzia trascorsa all’orfanotrofio Dom Bjelave di Sarajevo, dove visse fino all’età di dieci anni, prima di essere evacuata su un convoglio umanitario allo scoppio della guerra. Il ritorno nella città natale la riporta a incontrare gli amici d’infanzia – Amela, la migliore amica, Branko, una presenza fraterna – e a confrontarsi con i luoghi che hanno segnato la sua crescita. L’istituto che un tempo l’aveva accolta è stato ricostruito, ma il senso di perdita che la accompagna resta vivo e difficile da nominare.
Il suo viaggio prende così la forma di una ricerca: quella della madre, ma soprattutto di sé stessa. Dalla Sarajevo di oggi al villaggio della Republika Srpska, Mirela ripercorre le tracce della propria origine, tra memoria personale e memoria collettiva, tra ricordi intimi e filmati d’archivio della città assediata.
Massimiliano Battistella racconta: «Quando ho incontrato Mirela ho percepito in lei due anime: quella della madre di oggi e quella della figlia segnata dall’abbandono. Il suo ritorno a Sarajevo è un viaggio simbolico, guidato da un bisogno di ricostruzione e di riconciliazione con la propria origine. Nel film, i frammenti d’archivio colmano i vuoti della memoria, mentre la scelta stilistica del formato 4:3 e l’uso del suono traducono un percorso interiore, fatto di ascolto, intimità e fragilità condivisa».
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