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Writing Life - Annie Ernaux Through the Eyes of High School Students

Regia di Claire Simon vedi scheda film

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La recensione su Writing Life - Annie Ernaux Through the Eyes of High School Students

di EightAndHalf
7 stelle

Di tutte le firme della letteratura contemporanea, Annie Ernaux è tra le più radicali, estreme, problematiche. Scrigno di genuine contraddizioni umane sul rapporto tra i generi, sui legami familiari, sul senso di appartenenza culturale, sul legame fra arte e vita, il suo lavoro è una terra fertile di dibattito già a partire da poche frasi. E sono dibattiti abbastanza infuocati (trattenuti dalle necessità della condotta scolastica, verrebbe da dire) quelli scatenati fra i banchi delle scuole francesi in cui il nuovo documentario di Claire Simon si aggira: i professori invitano gli studenti e le studentesse a leggere i testi di Ernaux, e loro reagiscono con spontaneità, riflessioni estemporanee, oppure letture critiche degne di matura raffinatezza. Lo scopo è per loro quello di indagare la “piattezza” dello stile dell’autrice, il suo tono distaccato anche di fronte al turpe e all’osceno, e carpire infine di quella piattezza la necessità documentale di trattenere delle immagini che sennò scappano via. Facile arrivare dunque al cortocircuito fra lo stile della scrittrice e quello di Claire Simon: spettatrice empatica nonostante la sua invisibilità, la regista – amante del cinema di Frederick Wiseman – ascolta tutti gli schieramenti per riflettere sull’invito alla riflessione che può essere l’istituzione scolastica. Non giudica né i commenti più scontati (che spesso non vanno oltre la ricerca dell’empatia come criterio di valutazione) né celebra a tutti i costi quelli più affascinanti (certi studenti riescono a creare ponti e associazioni notevoli tra i testi della scrittrice); non mente quando si intenerisce per i giovani e le giovani che ritrovano in Ernaux frammenti della propria vita, ma sembra soprattutto allinearsi alla strategia emotiva di quell’Evenement di Audrey Diwan che vinse il concorso della Mostra di Venezia nel 2021: non è tanto questione di identificarsi e sostituirsi all’altro per immaginare di essere nei suoi panni, è piuttosto questione di imparare a “stare accanto”, ammettere di essere diversi ma non precludersi per questo la possibilità di affiancarsi e capirsi. Claire Simon non ha nulla a che fare con la generazione che mette in scena, eppure la vicinanza umana coi suoi protagonisti (a qualsiasi anagrafica esse appartengano) è sempre impareggiabile.

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