Trama
Bahram è un regista quarantenne che ha passato l’intera carriera a realizzare film in turco-azero, senza che nessuno venisse mai proiettato in Iran. Il nuovo divieto del Ministero della Cultura lo spinge sull’orlo della ribellione: insieme alla produttrice Sadaf, armata di lingua tagliente e di una Vespa, intraprende una missione clandestina per mostrare il suo film al pubblico, sfidando censura, burocrazia e insicurezze personali.
Con Divine Comedy, Ali Asgari trasforma un’esperienza reale di repressione in un racconto che unisce realismo e assurdo, mostrando la statica burocrazia iraniana nel suo paradosso. L’umorismo nasce come resistenza, tra sarcasmo e silenzi, mentre i registi Bahram e Bahman Ark interpretano versioni di sé stessi e Sadaf Asgari, attrice bandita in patria dopo Cannes, presta al film un’autenticità sovversiva.
Non è una commedia, ma una riflessione sull’oppressione e sulla forza silenziosa del cinema, che trova nelle risate inattese e nello sguardo finale di un cane immobile la più radicale forma di testimonianza.
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