Regia di Ross McElwee vedi scheda film
Remake (2025): scena
VENEZIA 82 - FUORI CONCORSO : NON FICTION
Assieme al lituano Sharunas Bartas, che dedica il più filosofico ma non meno toccante Laguna alla ricerca dei luoghi in cui si perse per sempre la propria figlia Ina, il documentarista noto ai lidi veneziani Ross McElwee torna al Festival con un documentario sulla memoria e sul dolore.
La memoria del figlio ed il dolore inesauribile che ancora lo coglie come padre di un figlio drammaticamente scomparso ucciso a seguito dell'assunzione reiterata di sostanze tossiche chimiche.
Una morte prematura avvenuta sette anni prima, che induce il regista a riprendere ed ordinare il massiccio lavoro di ripresa inerente la figura del figlio, per rielaborare un ricordo a tratti disincantato, a tratti sin brillante e spiritoso, a tratti davvero commovente, frutto di ore ed ore di girato attraverso cui il regista affrontava le esperienze di vita, di genitore, dicumentandole assiduamente con riprese estemporanee di una quotidianità che scorre, nella sua spesso indolente quotidianità.
Remake (2025): scena
Il titolo Remake si riferisce ad una proposta di Hollywood di riprendere il documentario molto apprezzato di McElwee intitolato Sherman's March risalente al 1986, per trasformarlo dapprima in un film a soggetto, poi addirittura in un serial.
Ma quello spunto si trasforma in un mero pretesto per raccontarci del figlio, utilizzando parte di quell'immenso archivio che ha reso Adrian McElwee l'attore di riferimento di una vita di riprese.
Ma a questo punto l'acuto regista di documentari apprezzati è noti come In Paraguay (2008) e Photographic memory (2011) si chiede se davvero tutto questo materiale sul defunto figlio Adrian possa costituire un sollievo, o forse invece il contrario, una croce che non permetterà mai ad un padre di riuscire acdarsibraguonevdinunavfine così prematura e devastante.
È un bel documentario che riesce a scalfire anche gli animi più induriti e duri questo struggente Remake, grido di dolore ed impotenza di un padre distrutto non meno del collega Sharunas Bartas, anche lui alle prese con lo strenuo tentativo di gestire con dignità e rassegnazione una perdita troppo dura da affrontare per un genitore.
Se Bartas procede con una documentazione più narrativa, più personale, più dirottata sulla figlia superstite su cui si poggia per superare il terribile lutto, McElwee procede in modo più empatico, almeno per il pubblico da sala, alternando ricordi da cui sprizza la gioia della scoperta tipica dell'età infantile, ai momenti drammatici tipici di un padre che ha bisogno di risposte che mai riuscirà ad ottenere.
Due stili differenti per affrontare un identico, lancinante dolore che non potrà cessare di esistere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta