Trama
Valérie Donzelli con il film À pied d’œuvre porta sullo schermo la storia vera di un fotografo affermato che, all’apice della carriera, decide di abbandonare tutto per dedicarsi alla scrittura. La sua scelta radicale, che nasce dal desiderio di libertà e autenticità, lo conduce a confrontarsi con una realtà imprevista: la precarietà economica, l’isolamento, le difficoltà quotidiane. Ciò che sembrava un atto di emancipazione si rivela anche una discesa dolorosa, ma illuminata da una disciplina interiore e da una passione che non conosce compromessi.
Il film À pied d’œuvre propone una riflessione tagliente: “Finire un testo non significa essere pubblicati, essere pubblicati non significa essere letti, essere letti non significa essere amati, essere amati non significa avere successo, e il successo non offre alcuna promessa di fortuna”. Un monito che accompagna il protagonista lungo un percorso segnato dal rischio e dalla solitudine, ma anche dalla determinazione a creare nonostante tutto.
Scritto insieme a Gilles Marchand, il film À pied d’œuvre si concentra sull’essenzialità di un personaggio che vive senza rumore, guidato dalla necessità intima di scrivere. Bastien Bouillon dà corpo a questa figura fragile e ostinata; al suo fianco, André Marcon e Virginie Ledoyen completano il cast.
“Volevo rimanere fedele all’onestà del suo percorso”, ha spiegato Donzelli, “alla sua semplicità e disciplina. Questo film si interroga sul valore che diamo a una vita guidata da una passione silenziosa, poco spettacolare, ma inarrestabile: il bisogno di creare, qualunque cosa accada”.
Con la fotografia di Irina Lubtchansky, il montaggio di Pauline Gaillard e la musica di Jean-Michel Bernard, il film è la parabola di un uomo disposto a pagare il prezzo più alto pur di seguire la propria vocazione. Tratto dal romanzo autobiografico À perte de vue le monde est beau di Franck Courtès.
Note
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