Regia di F.W. Murnau vedi scheda film
Ultimo film tedesco di Murnau, "Faust" viene generalmente ritenuto inferiore ad altre sue opere come "Nosferatu" o "L'ultima risata", ma ultimamente è stato molto rivalutato ed è ispirato a diverse fonti germaniche che raccontano il mito di Faust, fra cui anche l'immortale poema di Goethe. Bellissimo a livello plastico-figurativo, con le inquadrature come sempre ricercate tipiche di Murnau (il regista Eric Rohmer ha scritto un famoso libro sull'uso dello spazio filmico da parte del regista in quest'opera), sconta forse qualche lentezza narrativa di troppo, soprattutto nella parte centrale dai toni comico-grotteschi che è un po' troppo diluita, che però resta un peccato veniale nel quadro complessivo dell'opera, poichè si tratta di un film concepito in termini puramente visivi, con geniali invenzioni registiche e un'illuminazione memore dei grandi maestri della pittura fiamminga, ma anche riferimenti espliciti a pittori romantici come Caspar David Friedrich. Come al solito indimenticabile e piuttosto truculento Emil Jannings nel ruolo di Mefistofele, alla sua terza e ultima collaborazione con il regista, molto espressiva la debuttante Camilla Horn come Gretchen che sarebbe Margherita, un pò scialbo Gosta Ekman come Faust. Le sequenze più belle sono quelle iniziali della peste, quelle ambientate presso la corte di Parma, e poi quelle finali con la condanna al rogo di Margherita e la vittoria dell'amore sul diabolico piano ordito da Mefistofele. Inevitabile influsso dell'Espressionismo, nel decennio in cui tutto il migliore cinema tedesco era in qualche modo segnato da questa corrente (e il cinema tedesco del muto era uno dei più grandi al mondo). Notevole anche l'apporto degli effetti speciali, pionieristici ma ancora sorprendenti, in particolare nella sequenza in cui Faust e Mefistofele volano sopra la città.
voto 9/10
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