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Le conseguenze dell'amore

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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La recensione su Le conseguenze dell'amore

di David Cronenberg
8 stelle

L’umanità è composta da uomini che lottano dalla mattina alla sera per la propria dignità, risultando credibili agli occhi altrui, occhi inquisitori che minacciano il nostro status di esseri umani, elemento fragile ed emotivo, sottomesso al luogo in cui è inserito, non luogo in cui si muove. Titta Di Girolamo, protagonista del secondo film di Sorrentino, è infatti un classico esempio di naufrago della vita, sperduto nella sua sola apparente sicurezza, vittima di un non luogo che lo porta all’ozio programmatico, coordinato dal ferreo movimento del braccio destro che va sistematicamente ad accendere la sigaretta, sola, fra le labbra. E i maglioni a collo alto, gli occhiali compitamente proporzionati, le giacche e i pantaloni ricercati, lo fanno apparire l’uomo fermo alla sua vita, alle sue scelte e al suo futuro, colui che dal passato ha ricevuto poco insegnamento, ma quel tanto che gli è bastato a capire come la vita ponderante non si rapporti a quella statica in albergo od in Mercedes, per i piccoli spostamenti. E Titta si sposta, quando alla porta una donna tutta d’un pezzo gli porta regolarmente una valigia piena di soldi, sempre la stessa cifra, che il quarantanovenne Di Girolamo trasporta ad una banca, che ancor più metodicamente fa contare tutti i soldi a cinque impiegati, sempre gli stessi, per volere maniacale del protagonista. E tornato nella stanza d’albergo dopo il lavoro, torna a non pensare a nulla, fermo su di una sedia, smascherando vecchi giocatori d’azzardo recidivi all’asso nella manica, e posizionandosi in mezzo, tra i tossicodipendenti e i non, iniettandosi eroina ogni mercoledì, stessa ora. E l’uomo così formatosi, dal nulla di un esistenza precaria, e dall’organizzazione di un abile contabile, nasconde dentro e fuori a sé il segreto celato di un occupazione inconcussa, criminale, di un esistenza ormai finita nel voler tornare indietro, sui propri passi, anche se essi sono stati ormai segnati, per sempre, dal cemento.
È un film di fissazioni quello di Sorrentino, fa avanzare gli oggetti e i movimenti fino all’obbiettivo, fa zoomare fino agli occhi, fino all’anima dei personaggi, dei quali sappiamo tutto e niente, mai qualificatisi, solo nel terzo millennio li riconosciamo, come gli incorruttibili esseri umani con il compito di vivere, per trasportare una valigia o per conseguire una patente di guida. Li riconosciamo grazie ai ricordi, come quello di Titta, che rimpiange l’amicizia del suo più caro amico, Dino Giuffrè, il quale si vede all’ultimo mentre ripara i cavi di un traliccio in alta quota, rimpiange un po’ tutto prima della presa coscienza di far parte di una malavita generale, sia sua che dei compagni mafiosi. Spicchi di splendida musica ambient elettronica, e fotogrammi scentrati su visi di persone ormai alle strette, che conosciamo, o che forse, come ci capita per il tattico profilo distinto del nuovo Titta Di Girolamo, pensiamo di conoscere.
Unico film italiano in concorso al Festival di Cannes 2004, interpretato magistralmente da una manieristico Toni Servillo, “Le conseguenze dell’amore” vuole riaffermare o dare inizio ad una sensazione retrò di cinema amaro e postmoderno, lo fa grazie ad una perfezione di metodo e stile, probabilmente oggi senza eguale.

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