Regia di Luigi Russo vedi scheda film
Due giovani sposi vengono da famiglie diametralmente opposte: il padre del marito è un imprenditore comunista, quello della moglie un politico baciapile. Ma i dissapori chetati dall’amore tornano prepotentemente a galla con l’ingresso in scena della procace sorellina della sposa, che fa perdere la testa allo sposo. Trascurata, la mogliettina finisce tra le braccia del suocero.
Se il titolo fa immediatamente pensare a una mezza porcheria – tra commedia scollacciata e soft porno – in realtà la visione della pellicola non rivela nulla di così tremendo; La nuora giovane (quale non lo è, rispetto ai suoceri?) è un filmetto, sì, privo di grandi argomenti o di trovate sensazionali, incentrato sul rapporto morboso tra il padre dello sposo e la sposa, ma anche recato in porto con decoroso artigianato da un regista (Luigi Russo) che a tutti gli effetti ha sempre galleggiato nelle più modeste acque del cinema nostrano di serie B. Non che servisse chissà chi per confezionare un lavoro di simile stampo, ma è doveroso comunque constatare che si poteva fare ben di peggio date le premesse (il titolo insignificante e pruriginoso, la trama molto, molto leggera); a salvare la situazione dal naufragio – proseguendo la metafora marittima – contribuiscono d’altronde i volti e i corpi (le sequenze di nudo non sono mai eccessive, va segnalato) di un gruppo di interpreti ben rodati: Philippe Leroy, Renzo Montagnani, Didi Perego, Simonetta Stefanelli, Mario Carotenuto, Maurizio Bonuglia e Florence Barnes. Di Paolo Belloni il soggetto, del regista e di Marino Onorati la sceneggiatura; Russo si occupa anche del montaggio, mentre la discreta colonna sonora è opera di Carlo Savina. Impossibile infine non sottolineare i toni profondamente, amaramente maschilisti della storia, che raggiungono l’apice nella scena dello ‘stupro consenziente’ commentata da un tema musicale allegrotto: ai tempi funzionava così, il ‘no’ di una donna era considerato un invito a insistere per l’uomo. Ma è un esercizio sterile, quello di giudicare un’opera con lo spirito di un’altra epoca. 2,5/10.
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